Doneda, pittore del ‘600 lombardo
Giovanni Stefano Doneda (in alcuni documenti ‘Danedi’) detto il Montalto, nato a Treviglio il 5 gennaio 1612 e morto a Milano, dove risiedeva, il 19 settembre 1690 è uno dei grandi artisti del Seicento lombardo, attivo, oltre che a Treviglio, anche a Milano e provincia, Monza, Cantù, Porlezza, Pavia, Varallo, in Canton Ticino (Sorengo). La formazione del pittore, secondo l’uso del tempo, si compie con lo studio presso l’Accademia Ambrosiana, fondata dal Cardinal Federico Borromeo nel 1620 per consentire agli artisti di studiare e confrontarsi con le opere dei grandi del Rinascimento presenti nella collezione del cardinale e da questi donati all’Accademia, nucleo iniziale dell’attuale Pinacoteca Ambrosiana. L’artista può così studiare a Milano opere di Raffaello, Caravaggio, Leonardo, Tiziano, ma anche dei pittori fiamminghi Jan Brueghel il Vecchio e dei fratelli Paul e Matthijs Brill, attivi anche in Italia. Il Montalto conosce inoltre l’opera del contemporaneo Francesco Cairo, pittore milanese formatosi col Morazzone, al secolo Pier Francesco Mazzucchelli, grande artista attivo a cavallo tra gli ultimi decenni del 1550 e i primi del 1600. Le tele che si trovano a Treviglio nella Collegiata di San Martino, “Incontro di San Carlo Borromeo e San Filippo Neri” e“Miracolo della mula” sono realizzate dal Montalto in questo periodo, tra il 1640 e il 1645.
Il periodo romano
Un altro importante momento di formazione per gli artisti era il soggiorno a Roma, dove potevano studiare le opere dei grandi artisti del Rinascimento e degli antichi romani, la nuova pittura barocca, i nuovi generi come la pittura di paesaggio. Roma era un crocevia di culture, che arricchivano il bagaglio degli artisti che vi lavoravano, i quali diffondevano poi le novità tornando nei loro luoghi d’origine. Montalto soggiorna a Roma almeno due volte, una tra 1660 e 1665, e apprende le caratteristiche della nuova maniera barocca di Pietro da Cortona. Con questo nuovo linguaggio realizzerà gli affreschi a Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno, o Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Cantù, a Villa Frisiani-Mereghetti di Corbetta, nella basilica e in alcune cappelle del Sacro Monte di Varallo, alla Certosa di Pavia. A Treviglio lavorerà ancora, verso la fine della sua attività, sempre della Collegiata, col ciclo di tele con “Storie di San Martino”, realizzato tra 1677 e 1682.
di Daniela Dall'Acqua
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