"DOVE’E’ MORTE IL TUO PUNGIGLIONE" a Lentate
"DOVE’E’ MORTE IL TUO PUNGIGLIONE" a Lentate
La mostra DOVE’E’ MORTE IL TUO PUNGIGLIONE arriva a Lentate sul Seveso nella splendida cornice dell’Oratorio di Santo Stefano, affrescato nel 1368 da maestranze di scuola giottesca. Ottima occasione per ammirare due opere d’arte e per riflettere.
Nata da un’idea di Don Sergio Beretta, già allestita a Seregno e a San Bernardo alla Comasina negli anni scorsi, la mostra propone la lettura di due opere - Il Trionfo della morte di Clusone (Giacomo de Buschis il Borlone, 1485) e La Danza Macabra di Pinzolo (Simone Baschenis, 1539) - attraverso la loro riproduzione fotografica e la trascrizione delle frasi dipinte a corredo delle immagini, quasi un ‘fumetto’ ante litteram per rendere più esplicito il messaggio rivolto allo spettatore.I dipinti si trovano sulla facciata dell’Oratorio dei Disciplini a Clusone e della chiesa cimiteriale di San Vigilio a Pinzolo, e rappresentano la Morte che trionfa sui vivi, la danza di scheletri e uomini e donne della società dell’epoca, il Giudizio Universale (a Clusone, anche se molto rovinato) ed episodi legati a leggende medievali, come quello dei Tre cavalieri vivi che incontrano tre cavalieri morti, Il cavaliere in fuga dalla morte (famosa è la trasposizione di questa favola in musica: la canzone ‘Samarcanda’ scritta nel 1977 da Roberto Vecchioni), la storia di Creso Re della Lidia e del legislatore ateniese Solone.
Con un linguaggio figurativo semplice, ironico e diretto, corredato da scritte in volgare che ripropongono testi biblici, motti, citazioni di Petrarca e Virgilio, i pittori realizzano su commissione della Confraternita dei Disciplini (congregazione di laici devoti alla Passione di Cristo, pregano per i defunti e danno sepoltura ai poveri, vivono in penitenza e si autoflagellano per espiare i propri peccati. Diffusi in Europa fino al XIX secolo, indossavano un abito chiaro con cappuccio portato sul davanti per restare anonimi) una meditazione per immagini sul tema della morte. Questi dipinti ci aiutano a capire cosa cercava l’uomo dell’Umanesimo e del Rinascimento tra 1400 e 1500, come vedeva la vita e la morte, quale speranza coltivava, quali paure. Ma possono anche dirci qualcosa su noi stessi, sul nostro modo di sentire oggi la vita e la morte.
Dopo l’atteggiamento medievale, per cui l’esistenza umana è un pellegrinaggio, il cui compimento è costituito dal passaggio verso la vita eterna (pensiamo per esempio alla ‘Sorella morte’ del famoso Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi del 1224), già nella seconda metà del 1300 e ancor più nel XV e XVI secolo si sviluppa un forte attaccamento alla vita. Questo atteggiamento non ha di fatto più abbandonato la cultura occidentale e ancora oggi, anzi forse soprattutto oggi, la società contemporanea vede la vita come unico valore, tanto da rifiutare spesso anche solo di parlare di morte. La morte è un tema rimosso dalle nostre coscienze e dai nostri discorsi. Qualcosa che suscita solo paura.
La mostra vuole essere una provocazione e uno stimolo a riflettere, attraverso l’arte, sui veri valori. Non contano la ricchezza e il potere, la bellezza, la forza, la giovinezza, poiché nessuno di questi può garantire una vita eterna. L’uomo deve giungere al termine della vita, è un dato di fatto, una legge naturale, ma – questo il messaggio dei dipinti – se ha ben vissuto, coltivando il bene e le virtù, e seguendo gli insegnamenti di Cristo, la morte, pur raggiungendolo, non avrà alcun potere su di lui.
La misericordia divina – rappresentata da Cristo in Croce e dal difensore delle anime l’Arcangelo Michele - aprirà all’uomo una dimensione nuova di salvezza eterna.La danza macabra si trasforma quindi in una ‘danza della speranza’.
Il titolo della mostra “Dov’è morte il tuo pungiglione?” (frase della Prima lettera ai Corinzi di San Paolo 1-15,55) sta proprio a significare che la Morte, che si crede potente e signora delle nostre vite, in realtà non ha vero potere sull’uomo e le sue frecce, rappresentate nella Danza di Pinzolo, sono, in definitiva, spuntate.
Ingresso libero con visita guidata dai volontari.
di Daniela Dall'Acqua
Foto Giovanni Schiavo
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