Orecchie d’asino per l’Italia28/3/2019

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Orecchie d’asino per l’Italia28/3/2019

di Raffaella Bonora Iannece

Cosa succede se fermate un Italiano per strada e gli chiedete qual è il tasso di criminalità o il numero di immigrati nel suo Paese? Vi risponderà con dati totalmente distanti dalla realtà e sapete perché? Perché siamo il primo Paese più ignorante d’Europa, e il dodicesimo nel mondo. Chi lo ha stabilito? IPSOS Mori, importante azienda inglese che, tutti gli anni, intervista un campione di 11.000 persone per nazione, ponendo domande delle più disparate di interesse comune. Secondo queste statistiche gli Italiani sono convinti che il 48% degli arresti coinvolgono stranieri, contro il reale 34%, che gli omicidi dal 2000 siano aumentati del 35% e invece sono diminuiti del 39%, che il 30% della popolazione sia composta da stranieri di cui il 20% sono musulmani, mentre si tratta del solo 7% e del 4% di religione islamica, e ancora che il 48% dei cittadini sia over 65 (in realtà è il 21%), che i disoccupati siano il 49% (si parla del 12%), che le ragazze madri siano al 17% (mentre siamo allo 0,5%) e potremmo andare avanti all’infinito. Cosa significa questo? Che ignoriamo la realtà che ci circonda, un fenomeno definito misperception, ovvero percezione erronea. Insomma, siamo convinti di vivere in un proprio girone dantesco e non è totalmente sbagliato, solo che i motivi sono diversi, si tratta di un inferno sì, un inferno di ignoranza e l’incubo non finisce qui! Un Italiano su due ha una bassa pratica culturale, solo 8 Italiani su 100 hanno un alto interesse per prodotti culturali, meno del 7% si interessano alla lettura, meno dell’8% visita monumenti, meno del 4% entra in un museo, per un totale di uno spaventoso, scarso, 8% di partecipazione alla vita culturale. Siamo, insomma, ultimi in Europa per numero di laureati, meno del 20% della popolazione fra i 25  i 64 anni hanno conseguito un titolo di studio terziario (contro il 46% inglese e statunitense) e quasi tutti appartengono ad una fascia sociale medio – alta, si tratta di figli di laureati, una vera e propria casta socio – culturale. Volete sapere di più? Di questi pochi laureati l’Italia non sa cosa farsene, il nostro sistema produttivo è l’unico al mondo che, negli ultimi dieci anni, ha osservato decrescere gli occupanti in posti ad alta specializzazione. Non siamo in grado né di formare figure adatte al settore scientifico – tecnologico né a spingere i giovani in questa nuova, importante, direzione. Non è un caso che questa alta percentuale di ignoranza si accompagni ad un’alta percentuale di corruzione (un bel 54^ posto nel Trasparency Internatinal Idex) e ad una bassa produttività. I Paesi più attivi, infatti, sono anche i primi in classifica nelle statistiche IPSOS Mori, Svezia, Norvegia, Danimarca, contro, oltre all’Italia, Sud Africa, Brasile, Filippine. I più positivi diranno che le ristrettezze economiche costringono i popoli a concentrarsi su ben altre necessità, più urgenti rispetto ad un libro, un buon film o una serata a teatro, i più realistici ci faranno notare che ci troviamo in tali ristrettezze economiche proprio perché abbiamo coltivato poco o niente la cultura. Se più italiani avessero visto Citizen Kane (Quarto Potere) di Welles o letto La fattoria degli animali di Orwell forse oggi verseremo in una situazione politica, ergo economica, molto diversa. E invece … siamo ignoranti. Siamo facilmente influenzabili, crediamo ad ogni genere di fake news che ci capita sotto gli occhi, siamo spaventati da una realtà che non conosciamo, siamo argilla nelle mani del vasaio che è libero di plasmarci come più gli piace. Per cambiare questa terribile situazione, pesante fardello che ci trasciniamo dietro da ben 150 anni, bisognerebbe prima di tutto investire nella scuola che, mai come oggi, necessita di innovazione, corsi, materiali didattici, per trasformare questo circo in un’eccellenza mondiale, eccellenza che la culla della cultura merita. E invece cosa fa la classe politica dello stivale? Una bella scrollata di spalle. Certo, fa troppo comodo un popolo ignorante, facile da comandare, non trovate? Anzi, non solo fanno finta di non veder la nave che affonda, ma gli danno anche una spintarella con nuovi tagli, per far fronte alla spaventosa crisi. Ebbene sì, con le nuove leggi il nostro governo ha deciso di fare qualche ulteriore taglio laddove siamo già ridotti all’osso: cultura e scuola. La mannaia è calata su musei, cinema e libri. Per i musei autonomi i tagli arriveranno fino a 2,3 milioni, meno 4 milioni per gli esercenti cinematografici, 1,25 milioni in meno per le librerie e 375.000 euro tolti alle case editrici. Vi sembra assurdo? Adesso viene il bello. Un bel colpo di forbici anche alla scuola, soprattutto la primaria. Al famoso bonus cultura che mette a disposizione 500 euro da spendere in libri, concerti, cinema, tetro, musei, dischi, corsi di lingue o musica, sono stati tolti 20 milioni! La motivazione? Che, in media, soltanto il 72% degli aventi diritto usufruiva del premio, dunque parte dei fondi stanziati restava inutilizzata. Del resto in Italia tagliare su scuola e cultura per tappare i buchi è diventata una triste routine. Quanti alunni studiano al freddo o in edifici pericolanti? Quanti devono rinunciare ad una preparazione soddisfacente a causa di classi pollaio o per la mancanza di laboratori e palestre? Come mai i nostri studenti sono fra i meno preparati al mondo (studio portato avanti dall’ Ocse )? E dire che poi, per contro, gli studenti italiani sono quelli che passano più ore sui libri, insomma lavorano di più e ottengono di meno, non c’è da meravigliarsi che siano anche i più tristi! Non deve sorprendere poi che, negli ultimi anni, più di 150.000 studenti abbiano abbandonato i banchi. In tutto ciò di chi è la colpa? Di chi, dall’alto, tira i fili. Di chi toglie alla scuola pubblica, ma non tocca le scuole private, di chi non controlla abbastanza il lavoro svolto in classe, di chi non dà ai docenti i mezzi di cui hanno bisogno per istruire i ragazzi del XXI secolo, di chi non si cura di controllare chi mette in cattedra, se si tratta di personale capace e preparato oppure no. Cosa importa se i giovani d’oggi non hanno mai aperto un romanzo o un quotidiano, non sanno la differenza fra una congiunzione e un verbo, fra la destra e la sinistra (politica e non)? L’importante è che, da bravi genitori moderni, gli compriamo l’ultimo smartphone che penserà al posto loro. Infatti la colpa è di chi amministra il futuro dei giovani, governo e genitori. Se tra le lezioni di piano e l'ultimo videogame scegliamo di regalare quest'ultimo a Natale, se gettiamo i soldi in abiti firmati invece che in approfondimenti culturali, se i nostri figli crescono pensando che vale più indossare un cappello di 200 euro piuttosto che preservare quel che c'è sotto il cappello la colpa è dell'educatore, al quale un libro di 20 euro sembra costoso e un cellulare di 200 euro un vero affare. E cosa facciamo quando la situazione diventa insostenibile? Nulla, tranne lamentarci. Siete davvero stanchi di essere presi in giro? Siete stanchi delle opportunità mancate per voi e per i vostri figli? Bene, allora è arrivato il momento di essere ribelli! Come? Niente forconi e striscioni, è molto più semplice di così. Aprite un libro, andate a teatro, guardate un film d’autore, la domenica, invece che al centro commerciale, fate un giro al museo, imparate una lingua straniera, prendete lezioni di musica …sono questi gli atti rivoluzionari di cui abbiamo bisogno. Il resto? “Solo chiacchiere e distintivo”.

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