Destra e Sinistra: quelle etichette nate dal caldo e dalle urla...26/12/2024
di Giovanni Curatola
Il 24 agosto 1789 è un lunedì. All’“Hotel Des Menus Plaisirs” di Versailles (esiste ancora, come centro di musica barocca), l’Assemblea Nazionale Costituente sta elaborando la “Dichiarazione dell’uomo e del Cittadino” che approverà due giorni dopo. Siamo a poche centinaia di metri dalla sontuosa reggia dei re di Francia, e già in mezzo a quella concatenazione di eventi che passeranno poi alla storia col nome di “Rivoluzione Francese”. Nata a giugno col famoso “giuramento della Pallacorda”, l’Assemblea conta oltre 1.100 membri (da subito, per ordine di Luigi XVI, i rappresentanti di clero e nobiltà si sono aggiunti a quelli del Terzo Stato). La tarda mattina di quell'afoso 24 agosto, il tono delle discussioni in seno all’Assemblea è più alto e concitato del solito.
Il tema della libertà religiosa è tra i più delicati, e spacca l’Assemblea in due. Come riporta lo storico Marcel Gauchet, a un certo punto le urla e le ingiurie dei più estremisti e ostili sia alla religione che all’assolutismo monarchico (e che, per un fattore puramente casuale, provengono assordanti e minacciose dalla parte sinistra dell’aula), costringono i membri della fazione opposta (sostenitori del re e della chiesa) a riparare alla destra del presidente dell’Assemblea. E lì resteranno anche nei giorni successivi. Questa nuova disposizione, inizialmente accidentale, diventa così un’abitudine, che si consoliderà anche nella successiva “Convenzione Nazionale”, dove l’ala giacobina, la più progressista e rivoluzionaria, si siederà sempre a sinistra, in contrapposizione alla fazione girondina (di stampo borghese-liberale) che occuperà i banchi di destra.
I termini “destra” e “sinistra” entrano così dapprima nei vari Parlamenti europei, e da lì nell’immaginario dell'opinione pubblica. Detti termini saranno conditi, dove più e dove meno, da più o meno violente e appassionate lotte politiche. Attraverseranno due secoli per giungere sino a noi, adattandosi alle contingenze storico-politiche del caso e portando però, inevitabilmente con sé, tutti quei limiti ideologici e quelle approssimazioni che da sempre le etichettature generiche, superficiali e sbrigative comportano.
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