Nonno Cosimo - Un amore immenso1911-1999

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Nonno Cosimo - Un amore immenso1911-1999

di Roberto Dall'Acqua
 
Roberto Dall'Acqua ha intervistato la giornalista e scrittrice Ilaria Solazzo alla quale ha rivolto domande legate al suo passato ed al rapporto con il suo amato nonno paterno - Cosimo Solazzo - venuto a mancare nel 1999.
 
Roberto - La scomparsa di tuo nonno…
Ilaria - Quando si perde una persona cara le reazioni sono diverse per ognuno di noi, così come lo sono le fasi di elaborazione del lutto. Anche le modalità di adattamento dipendono da fattori specifici. Reagire in modo costruttivo alla perdita di un nonno è durissima, ad esempio.
Quando la morte è frutto di una malattia prolungata non si ha l'effetto shock, ma si vive comunque con nostalgia ed agitazione. Rabbia, tristezza e depressione, mixate ad un senso di vuoto divengono una costante per giorni e mesi. 
 
Roberto - Sorgono dubbi sul significato della vita?
Ilaria - Mio nonno fumava due pacchetti di sigarette quotidianamente e questo, probabilmente, ha generato in lui una forma tumorale senza via di scampo. La prospettiva della morte solleva interrogativi sulla natura e sul significato della vita e sui motivi della sofferenza e della stessa. Non esistono risposte semplici a questi interrogativi fondamentali.
 
Roberto - Qual è l’importanza dei nonni?
Ilaria - Attraverso i nonni, che raccontavano aneddoti e dispensavano consigli sulla base della loro saggezza ed esperienza, noi ragazzi ci costruivamo una concezione del passato per realizzare le basi del futuro. 
 
Nonno Cosimo, detto Cosimino, è morto il 4 Agosto 1999 di tumore. Destino che aveva, nel 1995, già segnato sua moglie, ovvero mia nonna paterna. Lo ricordo sempre con grande affetto. Era simpatico, e durante le festività teneva banco con i giochi di carte che divertivano grandi e piccoli. È stato un mancato ballerino. Aveva stile. Quando rivedo le foto mi domando spesso:" Cosa proverei nel poterlo riabbracciare?"
 
Le foto in bianco e nero custodiscono un fascino particolare. Mio nonno era bellissimo. Occhi chiari, alto, naso perfetto. Sembrava un attore. Invece è stato uno di quelli che hanno visto la morte da vicino, poiché ha combattuto in guerra. I suoi racconti mi facevano piangere. 
Era un contadino ed io ero orgogliosa di lui e della sua professione poiché grazie a persone come mio nonno, ogni giorno, sulle nostre tavole si hanno cibi freschi e a km zero.
 
Roberto - Il suo rapporto con la fede?
Ilaria - Negli ultimi anni della sua vita, aveva accentuato la frequentazione della chiesa, forse, perché sentiva intimamente di voler creare un rapporto più stretto con Dio. Mi è capitato recentemente di ricordare che, a volte, era in silenzio, sulla sua poltrona, assorto nelle sue preghiere. 
 
Roberto - Gli piaceva fumare…
Ilaria - Nonostante fumasse assiduamente cercava di non creare disagio a chi gli stesse attorno. Segno, a mio avviso, di grande sensibilità.
 
Roberto - Tanti racconti legati a episodi della guerra.
Ilaria - Il suo racconto della Seconda Guerra Mondiale è durato per ore e ad ogni minuto diventava più triste, facendomi diventare il cuore piccolo piccolo.
In qualche modo aveva ingannato la morte, per tante, tante volte, ma a quale prezzo?
Mi raccontó che appena iniziata la guerra si scatenó il putiferio. C'era la fame...
 
Di notte si sentivano le urla, le grida disperate delle persone che vedevano morire i loro bambini che non potevano aiutare in alcun modo. In piena notte venivano prelevati i mariti ed i figli maschi - che avevano prestato il servizio militare - e spediti a combattere per la GLORIA e per la PATRIA. Nel frattempo in quegli anni ci fu una carestia; la terra dunque, aggravava la situazione già grave della gente che già soffriva terribilmente... Il terreno sembrava sterile non cresceva più niente.
I pozzi seccavano, le persone bevevano dalle pozzanghere quando pioveva oppure la loro stessa urina. Lo so, fa schifo solo a pensarci ma purtroppo è la dura realtà...
Ogni raffreddore diventava polmonite... si moriva come mosche e i corpi venivano seppelliti DOVE capitava e SE si riusciva.
 
Roberto - Racconti duri…
Ilaria - La disperazione aveva oltrepassato ogni limite.
I nazisti saccheggiavano ogni casa e non importava a nessuno quanti figli avesse quella famiglia.. si portavano via TUTTO. Quelli che cercavano di nascondere qualcosa venivano ammazzati all'istante senza una spiegazione, di fronte ai piccoli famigliari.
 
La disperazione era tale che il vicino di casa metteva a bollire persino le sue scarpe e si beveva quella specie di brodaglia schifosa solo per riempire lo stomaco.
Giorni dopo è stato trovato morto stecchito, crollato di fronte al suo recinto. Aveva provato a mangiare le erbacce per sfamarsi, ma non gli è comunque bastato ed infine è deceduto con l'erba ancora nella bocca. Quante famiglie che non si sono mai più ritrovate...
Quanti bambini sono rimasti orfani...
Vite distrutte per sempre...
 
Roberto - Un periodo molto brutto della sua vita…
Ilaria - Mi raccontó di aver visto tanta di gente morire.
Giovani ragazzi, lasciati lì, senza sepoltura sul campo di battaglia ad imputridire.
Mi disse anche, con le lacrime agli occhi, degli ultimi respiri dei feriti a morte. Delle convulsioni, del panico che immobilizzavano e intaccavano il cervello. Lui miracolosamente in mezzo a quello sfacelo era riuscito a tenere i nervi saldi, ma le immagini rimaste impresse nella sua memoria lo facevano rabbrividire, ogni notte, in sogno. Mi diceva sempre che i ricordi di una guerra non hanno né un'età e né una scadenza... sono immanenti e indelebili. 
Il nonno mi diceva: "Mia piccola Ilaria, non importa da quale parte stai, non importa se sei russo o tedesco, non importa quale dei due ha torto o ragione, perché in quei momenti tutti hanno delle famiglie, tutti vogliono vivere... Quel che importa è sopravvivere nonostante tutto, perché ogni respiro diviene prezioso.  Se solo gli eroi della guerra avessero la possibilità di vedere ciò che siamo diventati si rigirerebbero nelle loro tombe". 
 
Roberto - Anni dopo affiorano i ricordi.
Ilaria - Alcuni miei ricordi sono di me e mio nonno che mi portava in campagna a giocare con i suoi cani. Nonno Cosimo è stata una fonte inesauribile di infinita saggezza... mi ha insegnato tante cose.
 
Roberto - Come vestiva?
Ilaria - Essendo, mio nonno, cresciuto in un momento molto diverso dal nostro, quando era abbastanza comune per la maggior parte degli uomini indossare un abito elegante in ogni circostanza... indipendentemente dal livello della società in cui si viveva, poiché le usanze del tempo dettavano che un gentiluomo dovesse vestirsi bene in tutte le occasioni. Come molte persone della sua generazione, ha sempre indossato un completo, dicendo che era importante rispettare e celebrare le occasioni. Sebbene OGGI possa sembrare stupido per alcune persone, questo suo atteggiamento mi ha accompagnata per tutta la vita. Anche se l'abito non fa il monaco il saper vestire indica agli altri molto del nostro "io".
 
Roberto - E sull'importanza del rispetto cosa ti ha insegnato?
Ilaria - Era un convinto sostenitore della regola d'oro "Tratta gli altri come vuoi essere trattato", e praticava questo principio in tutte le sue interazioni con le persone. Non importava con chi avesse a che fare, ogni giorno, mio nonno salutava sempre le persone con una parola gentile ed un sorriso. Per lui, il rispetto significava trattare tutti allo stesso modo e con dignità, apertura e calore. Questo tipo di rispetto significa ascoltare gli altri e prendere in considerazione le loro opinioni, invece, di essere veloci nel giudicare ed eccessivamente critici. Mio nonno non avrebbe mai esitato da un dibattito, ma avrebbe sempre ascoltato e considerato attentamente il punto di vista dell'altra persona. Ciò era legato alla sua idea di rispetto e sentiva che ogni persona meritava di essere ascoltata proprio come meritava di essere trattata con dignità. Questo tipo di rispetto è qualcosa che potremmo sicuramente usare di più in questi giorni, ma il problema è che questo livello di rispetto non è un tratto radicato ai giorni nostri.
Invece, è qualcosa che i bambini dovrebbero imparare in giovane età e rinforzati durante la loro crescente vita. In questo senso, il legame speciale condiviso tra i nonni e i loro nipoti rende i nonni la persona ideale per insegnare ad un bambino l'importanza ed il valore del rispetto.
 
Roberto - Se tu potessi mandargli una lettera fin lassù cosa gli scriveresti?
Ilaria - "Caro Nonno, grazie per aver fatto parte della mia vita. La tua semplicità, i tuoi racconti di guerra, i tuoi consigli sullo stare al mondo, mi hanno portata a riflettere su quanto è immenso l'Amore. Vorrei riabbracciarti, ma siamo in posti diversi. Ti spero accanto a Dio con nonna a vegliare su di me".
 
Cosimo Solazzo, Brindisi 23/12/1911 - Brindisi 04/08/1999
 
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