BUON NATALE...A CHI?

16 dicembre 2019

di Raffaella Iannece Bonora

Cos’è il Natale? Su carta, una Sacra Carta scritta circa duemila anni fa, il Natale dovrebbe essere quel periodo dell’anno durante il quale si diventa più buoni, come? Aprendo il cuore al prossimo, aiutando le persone in difficoltà, compiendo atti di gentilezza, altruismo e solidarietà. E invece no. Oggi, nel 2019, il Natale è diventato la festa, per antonomasia, del lusso sfrenato, ingrassa i ricchi e affama i poveri, perdendo la sua connotazione originale di pace e amore, trasformandosi nell’ennesimo atto mondano, nell’ennesima sfilata di moda, nell’ennesimo schiaffo in faccia alla povertà. Il primo esempio viene dai dati italiani sugli sprechi alimentari: nella spazzatura ben 500 mila tonnellate di cibo, ovvero il 41% di quello acquistato, in prima linea frutta e verdura, seguite da latticini, carne e pane, numeri da pelle d’oca se si pensa che nel Bel Paese sono quasi due milioni le famiglie indigenti, circa 5 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta che per Natale non potranno permettersi nemmeno di assaggiare un panettone, che per Natale non avranno neanche un tetto sotto il quale festeggiarlo. Sempre gli italiani poi, fra regali inutili, abiti nuovi non necessari e altre chincaglierie, bruciano ben il 43% del proprio denaro … ma Natale viene una volta all’anno, tutti vogliono il maglioncino con le renne e la settimana bianca, in barba se poi giriamo il volto dall’altro lato di fronte al mendicante o al barbone che muore di freddo sul marciapiede sotto casa. Lo sfarzo maggiore, però, di questo Natale 2019, giunge dalla Spagna. A Marbella, nota località sulla Costa del Sol, la stilista Debbie Wangham ha ideato,  per il Kempinski Hotel Bahia, l’albero più costoso al mondo: alto venticinque metri, addobbato con diamanti, Swarovski, palle di cristallo e altri accessori di lusso, il gigante vale ben 15 milioni di dollari. Si, avete letto bene, quindici milioni di dollari e per cosa? Per sottolineare la propria potenza economica. Oh l’albero è di una bellezza che toglie il fiato ma… con la stessa somma l’Hotel avrebbe potuto aiutare quasi quindici milioni di famiglia in difficoltà, avrebbe potuto cucinare un cenone da favola per i più bisognosi, avrebbe potuto fare della beneficenza, investire sulla ricerca per chi, questo Natale, oltre che a tasche vuote, lo trascorrerà in un letto d’ospedale a sognare, sognare un mondo diverso, sognare un briciolo di umanità sperando in un miracolo. E invece no. Questi 15 milioni, insieme agli 11 dell’albero di Abu Dhabi e insieme a quelli di chissà quante decorazioni inutilmente opulenti, sono stati congelati in vetrina, esposti lì, per impressionare chi è così ricco da non lasciarsi più impressionare, quasi una presa in giro, un controsenso a quello che è il Natale. A Natale festeggiamo la venuta al mondo del Salvatore, un bambino partorito in una stalla, dondolato in una mangiatoia, riscaldato da un bue e da un asinello, figlio di due profughi cacciati via da tutte le locande e le taverne del paese, eppure Re del mondo. Ma questa storia ormai è vecchia, non fa più audience, nessuno la vuol sentire, ci si tappa le orecchie si chiudono gli occhi… l’importante è mangiare il doppio il 24 dicembre, pagare il nutrizionista il 7 gennaio, comprarsi l’abito griffato per Capodanno, il resto non conta, il resto sono solo chiacchiere. Tanto che fa se poi, nel mondo, i bambini muoiono di fame, i nostri figli si ammalano e la natura si ribella? L’importante è girare la testa dall’altro lato e illuderci che tutto vada bene, che i problemi non esistono, che siamo tutti felici e immuni da malattie e povertà. Forse è per questo che hanno inventato gli alberi da quindici milioni di dollari, sperano che tutto quel luccichio ci distragga dal buio, immenso baratro dietro di noi, un po’ come l’orchestra che suonava mentre il Titanic colava a picco.
Buon Natale.

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