CARO SALVINI, TI SCRIVO...
03 febbraio 2019
di Adriana Saja
Tutti sappiamo bene come provocatori si infiltrino spesso nelle manifestazioni di sinistra e come questi siano addirittura, a volte, protetti dalle forze dell'ordine per ordini dall'alto. Dunque non ci stupiamo di quanto accaduto tempo fa a Napoli, in occasione di una visita del nostro attuale ministro dell’Interno, perché è storia di sempre. A quelle proteste, tu caro Salvini hai al solito risposto con gli insulti, come ti è congeniale, insieme a gesti che per il tuo ruolo istituzionale, sono come minimo poco edificanti.
E dunque sgombrato il campo da ogni equivoco su questo, io voglio dirti che il vero "delinquente" (epiteto con cui hai bollato i tuoi contestatori) sei tu. E lo sei per tutte le tue parole d'ordine, i tuoi slogans, i tuoi proclami razzisti, sessisti e fascisti. Bene aveva fatto, in quell’occasione, De Magistris a consigliarti di rinunciare, o meglio a consigliarti di cambiare sede, di fare il tuo show in altro luogo. Ma ahimè il nostro ministro dell’Interno ha voluto difendere l’indifendibile, più per una prova di forza simbolicamente muscolare, che per altro, io credo. Te lo abbiamo detto in tanti, e te lo ripeto qui : VATTENE dal SUD! perché la stragrande maggioranza di quel popolo, che tu in realtà disprezzi, ma che vorresti strumentalizzare (come bene ti è riuscito al Nord), non solo non ti vuole, ma ti avversa dal profondo del suo animo, anche per quello che tu rappresenti in termini di immaginario collettivo e non solo. E ti disprezziamo perché noi non dimentichiamo quanto dal tuo partito fatto insieme a Berlusconi, non dimentichiamo la Bossi-Fini, e il reato di clandestinità da voi voluto e che vi ha reso responsabili, sì direttamente responsabili, di tante morti di donne, uomini e bambini nel Mar Mediterraneo. Per non parlare del decreto Sicurezza, incostituzionale, lesivo dei diritti fondamentali della persona umana e criminogeno. Voi, uomini senza coscienza e senza pudore.
Non dimentichiamo le tue canzonette “Senti che puzza, scappano pure i cani, arrivano i Napoletani” o le frasi del tipo “Napoli colera”, quando del tuo partito ricordiamo bene, ancor prima dei 49 milioni di euro che avete rubato, le denunce per truffa allo Stato a Bossi e figli, di appropriazione indebita per l’ex vicepresidente leghista del Senato Rosi Mauro, e quelle all’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito e all’imprenditore Stefano Bonet, l’uomo degli investimenti in Tanzania coi soldi del partito. Tu credi che noi siamo fessi e che ci puoi raggirare per racimolare qualche pugno di voti, con quattro cavolate che vai cianciando per le menti ottuse che ti seguono e che si lasciano abbindolare da quella faccia da bischero che ti ritrovi e che mi ricorda un po’ anche Renzi nell’altro fronte. Entrambi spudoratamente bugiardi e voltagabbana. No, noi siamo meridionali, caro Salvini. E pertanto sappiamo bene quali e quanti siano stati gli inganni dello Stato nei nostri confronti, e non ci fidiamo più, e non da ora, ma da parecchi decenni ormai. Non ci fidiamo più dei politici, non ci fidiamo più delle istituzioni pubbliche. Non ci fidiamo più di una classe dirigente che non ci rappresenta, se mai è esistita classe politica che lo abbia fatto, dall’Unità d’Italia ad oggi.
E non è vero che siamo un popolo di sottomessi e rassegnati. Voglio ricordare a te, che dell’ignoranza hai fatto una bandiera, come, malgrado lo sbarco alleato nel ’43, non sia affatto vero che non si sviluppò al Sud una forma di resistenza antifascista, con caratteristiche sue particolari. Si trattò di una resistenza non organizzata e spesso molto popolare. Di fronte ai massacri, alle stragi dei tedeschi (capeggiati dalla terribile divisione Hermann Goring), quando iniziarono i rastrellamenti a tappeto e venivano sequestrati viveri e animali, uccisi i civili, iniziò una insurrezione “defilata”, con saccheggi alle caserme, incursioni nelle vie cittadine dove passavano i tedeschi, e si sparava e si gettavano bombe per poi ritirarsi nei vicoli. E anche il movimento dei “Non si parte, ma indietro non si torna!” in Sicilia, fu di fatto un’opposizione al fascismo che si cercava si restaurare seppure in una forma camuffata. Ma ancorapiù in là nel tempo nel luglio del ’60, contro il governo Tambroni, appoggiato dai neofascisti, e dopo i fatti di Genova, la prima città a scendere in lotta è Palermo con uno sciopero generale a cui partecipano 20.000 operai. Il 5 luglio è la volta dello sciopero generale a Licata (Sicilia). Negli scontri tra polizia e manifestanti, la folla si difende con i sassi. La polizia spara e un uomo muore. L'8 luglio si sciopera, sempre in Sicilia ad Enna, Messina, Caltanissetta, Agrigento e Palermo, dove si assiste a una manifestazione davvero imponente. La polizia scelbiana spara sulla folla. E’ una vera e propria strage. Un bilancio di 300 fermi, 40 persone medicate per ferite da armi da fuoco, centinaia di feriti e contusi e quattro morti.
La resistenza popolare di quella settimana avrà uno storico risultato: il governo di Tambroni e Almirante cade solo dopo qualche giorno. Gli succederà un governo monocolore democristiano con a capo Fanfani, ma, per la prima volta dal dopoguerra, con l'appoggio esterno socialista. La lotta e il sangue versato dal popolo e dai tanti giovani meridionali bloccarono, ancora una volta, il tentativo reazionario di ridare cittadinanza al fascismo.
Oggi il fascismo si esprime attraverso le vocazioni plebiscitarie, populiste più o meno alla sudamericana, come il M5S, bypassando le istituzioni, i propositi e gli slogan autoritari e razzisti, di cui tu Salvini sei portavoce. E ancora si esprime attraverso la pericolosa richiesta di assegnare maggiori poteri al capo del governo, unite alle lamentele per l’eccessivo peso che la Costituzione della Repubblica assegna al Parlamento e al Presidente della Repubblica, come sostenuto da Berlusconi e Renzi. La protesta, che a volte anche i centri sociali esprimono, è del tutto legittima e comprensibile, perchè non si può mai negare il diritto alla protesta, specie di fronte alla deriva che stiamo vivendo. Gli episodi di violenza che ad essa si associa è solo frutto di provocazioni, per le quali è lecito chiedersi “cui prodest”, complici di ignoranza la stampa e i media.
Ecco, Salvini… questo è stato, in alcuni momenti della storia antifascista del nostro paese, il popolo del Sud. Lo stesso che, al di là delle singole provocazioni create ad arte, ti ha detto a chiare lettere e in più occasioni: FASCISTA, VATTINNI! NON TI VOGLIAMO!
News » ECONOMIA E POLITICA - Sede: Nazionale | domenica 03 febbraio 2019