ALLARME DIOSSINA NELLA BASSA PIANURA PADANA
08 settembre 2017
di Carolina Polo
L'aria che si respira è impreganta dell'odore di plastica bruciata. Gli abitanti del pavese sono barricati in casa da due giorni con finestre e porte sigillate, ma non uscire risulta quasi impossibile e ogni respiro porta con se pensieri tetri. Il 6 settembre a Mortara, nel pavese, è scoppiano un gravissimo incendio all'interno di una discarica atta a smaltire rifuti speciali. La Eredi Bertè Antonino era specializzata nel recupero e dismissione di materie fortemente lavorate, tossiche all'atto dell'incenerimento, in particolar modo materiali ferrosi, ma anche gomme, arredi e pallets.
I materiali che sono stati maggiormente coinvolti nell'incendio sono, a detta degli specalisti presenti sul posto, sono stati: materiali plastici, materassi, legna da impallaggio e cartoni per un totale di 11 mila metri quadri di superficie. Dalle dichiarazioni si evince che per spegnere i roghi, i vigili del fuoco, richiamati anche dai comuni limitrofi hanno impiegato circa 30 ore, a seguito anche degli scarsi approvvigionamenti di acqua (seppur a pochi chilometri dal fiume Ticino). L'allarme in queste ore è naturalmente focalizzato sui materiali maggiormente tossici che sono stati coinvolti dell'incendio, le plastiche presenti, gomme in prevalenza, hanno compromesso l'aria e il rischio è quello di arrivare ad una nuova catastrofe Seveso: la DIOSSINA.
Arpa (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) era presente per installare un monitor con assorbimento dei livelli chimici dell'aria a lungo raggio che darà risultati solo nelle prossime giornate. La contaminazione di diossina è quindi altamente ipotizzata, data la qualità dei materiali carbonizzati, ma non è ancora certa la drammaticità della situazione. Per questi motivi il comune di Mortara con Vigevano e i comuni limitrofi invitano a rimanere chiusi nelle proprie abitazioni e non consumare assolutamente i prodotti del proprio orto. Sono chiusi asili nido e scuole materne. L'area interessata raggiunge l'arco circolare della zona pavese del fiume Ticino con: Abbiategrasso, la Lomellina, il Monferrato, Cassinetta di Lugagnano, Magenta ed il basso novarese. Il nostro pensiero si rivolge, oltre che naturalmente a tutti i cittadini coinvolti, anche agli agricoltori, i quali dovranno rinunciare ad un anno di raccolto, in una zona dove l'economia quasi totale si fonda sulla coltura del riso. Prodotto esportato in tutta europa e valore eccelso da preservare. Speriamo non verranno lasciati soli come sempre più spesso accade.
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