IL FUTURO? - E GIÀ OGGI
06 marzo 2020
di Giovanni Schiavo
Bella: un super arto per vivere normalmente
Bella ha 11 anni e finalmente può disegnare, andare in bicicletta, raccogliere oggetti ed essere in generale più indipendente. La giovane della Florida ha infatti ricevuto un nuovo braccio bionico con il design di R2-D2 (o C1-P8), droide di Star Wars Le sorprese per Bella non sono però finite: la piccola appassionata di Guerre stellari ha infatti ricevuto una chiamata da Luke Skywalker in persona, che gli ha fatto i complimenti per il nuovo braccio e ha chiacchierato un po' con lei.
L'attore Mark Hamill, lo scorso novembre, aveva già aiutato a modo suo Bella, attirando l’attenzione sulla raccolta fondi lanciata per comprare la protesi, prodotta dalla Open Bionics . Battezzato Hero Arm (Braccio d'eroe) , l'arto bionico viene prodotto usando la stampa 3D in modo da adattarsi all'utilizzatore .
Il cammino di Vito
La storia di Vito, Vituzzo per gli amici, ha guadagnato nei giorni scorsi alcuni approfondimenti in testate giornalistiche internazionali, BBC compresa grazie anche alla fotografa dei gatti, Claudia Rocchini.
Si tratta del primo gatto italiano, forse anche europeo, ad aver subito un doppio impianto di protesi dopo l’amputazione di entrambe le zampe posteriori a causa di un incidente avvenuto nel dicembre 2018.
Il micio di sei anni rischiava di essere soppresso tali erano le ferite e se non fosse stato per l'impegno, la forza d'animo della sua famiglia umana composta da Silvia Gottardi e Linda Ronzoni - la prima è una ex cestista, già vincitrice di scudetto nel campionato italiano A1, blogger e video maker mentre Linda è art director - forse questa storia non sarebbe mai stata scritta.
La loro determinazione le ha spinte a contattare un veterinario, Massimo Petazzoni, per praticare un intervento quasi unico al mondo che, a distanza di un anno, permette al micione di continuare a fare la sua vita portandolo a diventare una star social.
Esoscheletri : robot da indossare
Una sorta di robot da indossare in grado di potenziare le capacità fisiche della persona che l’ha addosso: questo il concetto alla base dell’esoscheletro, che per anni è stato parte della fantascienza per il grande pubblico.
I primi prototipi , nel mondo reale, sono stati sviluppati già negli anni ’60, pensati per applicazioni militari. Per anni non sono stati compiuti grandi passi avanti, ma con i primi progressi si è allargato anche lo spettro di applicazioni di questa tecnologia, dal mondo del lavoro al sostegno ai soccorritori, passando per l’aiuto a persone con difficoltà motorie.
È proprio in questo campo che la SUPSI ha lavorato con MovAiD , un progetto condotto con altri 13 partner europei. I ricercatori dell’Istituto sistemi e tecnologie per la produzione sostenibile, del Dipartimento tecnologie innovative, si sono occupati del lato informatico dell’esoscheletro, in grado di raccogliere dati sul suo utilizzo, avvertire l’utente in caso di movimenti pericolosi o chiedere di effettuare calibrazioni e verifiche.
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News » SALUTE E BENESSERE | venerdì 06 marzo 2020
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