Io debbo tanto a quest’uomo che il 27 aprile 2023 avrebbe compiuto 100 anni: come gli debbono tanto una marea di italiani a cui ha regalato ottima musica, classe, buonumore, eleganza, ironia e - nell’ultima parte della sua vita – un’enorme e silenziosa lezione di dignità.
Lelio Luttazzi è stato un pezzo rarissimo della storia dello spettacolo italiano del quale ha attraversato mari inattesi, nascendo come già eccellente pianista (custode di un uno “swinging” quasi unico), per poi diventare originalissimo compositore (“Vecchia America”, “Souvenir d’Italie”, persino “Una zebra a pois”), richiestissimo direttore d’orchestra e infine garbatissimo eppur coinvolgente conduttore radiotelevisivo. Gli anni più belli della televisione in bianco e nero passano dal suo stile unico: ma per i ragazzi della mia generazione resta ancor più unico e indimenticabile il suo grido “Hiiitpaaaaaarade” con cui ha preso per mano un’intera stirpe di adolescenti nel bel mezzo di anni semplicemente indimenticabili (io e il mio compagno di banco nell’ultima ora del venerdì avevamo il transistor nascosto sotto al vocabolario e l’auricolare infilato nella manica del pullover per appoggiarlo all’orecchio e ascoltare la nuova hit di Battisti, fingendo di seguire trasognati una lezione su Kierkegaard).
Poi, nel 1970, la più assurda, infondata e crudele ingiustizia lo portò in carcere - in carcere!!! Prima a Rebibbia e poi a Regina Coeli - anche per la superficialità di un collega che amava e che tutti amavamo, ma che purtroppo non gli chiese mai perdono. Dopo quasi un mese venne rimandato a casa - incredulo e distrutto - senza neppure essere rinviato a giudizio per la totale insussistenza del fatto. E non fu più lui. Perché visse malissimo - con tanta dignità, ma pure con immenso dolore - quella diffidenza da cui si sentì circondato. Solo negli ultimi anni della sua vita, rinfrancato dall’affetto della sua Trieste al cui abbraccio aveva deciso di riconsegnarsi e dall’amore di Rossana (e grazie anche alla mano tesa di amici come Fiorello, Arbore, Fazio e Costanzo) si e ci restituì un timido sorriso. Col quale ci ha lasciato.
Lelio Luttazzi Trieste 27 aprile 1923 – Trieste 8 luglio 2010
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