Cosa significa essere normali?
Cosa significa essere normali?
di Giorgia Pellegrini
“Chi decide chi è normale? La normalità è un'invenzione di chi è privo di fantasia,” affermava Alda Merini. Questa frase ci induce a riflettere su come definiamo la normalità, una categoria spesso costruita per conformarsi a ciò che è socialmente accettato. Tuttavia, la normalità esclude chi vive e percepisce il mondo in modo diverso, come le persone autistiche, che esprimono un'altra dimensione dell'essere umano. L’autismo, lungi dall’essere una deviazione, è una manifestazione della varietà e complessità della condizione umana. Se la normalità è una costruzione sociale, l’autismo ci invita a espandere la nostra visione, ad abbandonare gli schemi e a riconoscere la bellezza che si trova nella diversità e nell'originalità delle esperienze umane.
L'autismo, appare come una sfida alla nostra comprensione comune del mondo, delle relazioni e della stessa natura dell'essere umano. È una condizione che sembra separare, in alcuni momenti, le persone autistiche dagli altri, ma che allo stesso tempo rivela una profondità di esistenza che spesso sfugge a chi è immerso nella frenesia quotidiana.
Un linguaggio diverso dell’essere
Potremmo iniziare col dire che l’autismo è, in un certo senso, una forma diversa di interpretare la realtà, un linguaggio esistenziale alternativo. Nella sua manifestazione più evidente, porta con sé una diversa modalità di comunicare, di percepire il mondo, e di relazionarsi. Spesso ci concentriamo su ciò che sembra mancare: una certa fluidità nel linguaggio, una risposta immediata alle emozioni altrui o una capacità di interazione sociale conforme alle aspettative. Ma che succede se ribaltiamo la prospettiva?
Forse l’autismo ci pone una domanda radicale: perché dobbiamo interpretare una visione del mondo diversa come un \"difetto\"? Ogni persona, con o senza autismo, vive immersa nel proprio universo di sensazioni, pensieri e interpretazioni. E l’autismo potrebbe essere visto come una delle infinite varianti di quella che Heidegger chiamava \"essere-nel-mondo\" – un modo unico di abitare la realtà. Da questo punto di vista, l\'autismo non è una barriera, ma una manifestazione diversa dell\'esperienza umana, con il suo ritmo, i suoi tempi e le sue profondità.
La solitudine dell'altro
Dal punto di vista sentimentale, la condizione dell'autismo può richiamare una sorta di struggente solitudine, una solitudine che non è tanto legata alla mancanza di relazioni, ma piuttosto alla difficoltà di sincronizzarsi con l\'altro. Nonostante la difficoltà di connettersi nei modi convenzionali, le persone autistiche spesso vivono un mondo interiore straordinariamente ricco, fatto di dettagli, sensazioni e pensieri che sfuggono alla maggior parte delle persone neurotipiche. Il filosofo Emmanuel Levinas ha parlato dell\'Altro come di un enigma, un volto che porta con sé una profondità irraggiungibile. E forse l’autismo è, in qualche modo, una manifestazione vivente di questo mistero dell’altro.
Le persone autistiche ci ricordano che l’essere umano è irriducibile, che non possiamo mai completamente comprendere o \"afferrare\" l\'interiorità dell\'altro. Ma in questa distanza, in questa difficoltà di accesso, c\'è anche una possibilità: l\'opportunità di esercitare una forma radicale di amore e accettazione, che non si basa sulla piena comprensione ma sul riconoscimento e sul rispetto dell\'alterità.
Un amore che si scopre negli interstizi
Amare una persona con autismo – che sia un figlio, un partner, un amico – può richiedere un tipo diverso di sensibilità, una forma di pazienza che non cerca di forzare l\'altro dentro i confini della propria aspettativa, ma che accetta il silenzio, l\'apparente distanza, e le piccole manifestazioni di affetto che emergono negli interstizi. Un gesto, uno sguardo, un momento di condivisione che potrebbe sembrare insignificante a molti, può invece assumere una risonanza profonda per chi è in grado di coglierne il valore.
Da un punto di vista sentimentale, l’autismo ci insegna che l’amore non è sempre un flusso di emozioni palesi o dichiarazioni esplicite, ma può essere una corrente sottile, un linguaggio nascosto che richiede di essere decifrato con delicatezza. L’amore, in questo caso, si sviluppa come un apprendistato, offrendoci una lezione preziosa: la bellezza della differenza non sta solo nell\'altro, ma anche in ciò che impariamo su noi stessi attraverso la relazione.
“Io sono, tu sei, io sarò\"
Recentemente un evento dedicato all\'autismo \"Io sono, tu sei, io sarò\", organizzato a Cologno Monzese, ha visto due intense giornate di incontri e interventi che hanno coinvolto diverse associazioni, cooperative e aziende impegnate nella sensibilizzazione, inclusione e supporto delle persone autistiche e delle loro famiglie. Lo scopo principale di questo evento è stato creare uno spazio di dialogo e condivisione per far emergere le problematiche quotidiane, le risorse disponibili e le esperienze di chi opera in questo campo.
Le giornate sono state suddivise in due momenti principali, con un programma ricco di contributi da parte di figure di rilievo, sia nel settore del supporto all\'autismo, sia nel mondo delle aziende e delle associazioni che promuovono l\'\'inclusione. Attraverso testimonianze e discussioni, si è cercato di fare luce su diversi aspetti della vita delle persone autistiche, dai diritti alle opportunità lavorative, dalle necessità quotidiane alla crescita personale.
Le testimonianze delle associazioni
Durante la mattinata, l’evento ha visto la partecipazione di diverse realtà associative, ognuna delle quali ha avuto l’opportunità di raccontare il proprio contributo e le proprie iniziative a favore dell’autismo.
Tra queste, le realtà come I Ragazzi di Robin e Associazione Ragazzi Speciali Onlus hanno messo in luce l\'importanza di creare spazi di socializzazione e di autonomia per i giovani con autismo, mentre aziende come Prenatal Retail Group e Sbrisolaut S.r.l.s si sono concentrate sull\'inclusione lavorativa, offrendo opportunità concrete per le persone autistiche. La Fondazione Oltre il Labirinto ETS e Lotta contro l’emarginazione hanno illustrato progetti che aiutano le famiglie e i singoli nel difficile percorso verso una vita indipendente.
Interventi di professionisti e aziende
Il pomeriggio ha visto gli interventi di professionisti e aziende impegnati nella salute, nel diritto e nell’inclusione lavorativa.
Dalla chiarezza normativa illustrata dall’avvocata Barbara Caterina Nardulli, che ha posto l\'accento sull\'importanza di conoscere e far rispettare i diritti delle persone autistiche, fino agli interventi pratici e creativi di Alice Cagnin e del team di Mondoabaut e Sbam!, è emersa una visione condivisa: garantire il supporto adeguato, sin dall\'infanzia, è cruciale per migliorare la qualità della vita e l’integrazione sociale.
Non meno rilevante è stato il tema dell\'inclusione lavorativa, toccato in modo innovativo da progetti come quello del Birrificio 5+, presentato da Lucia del Vecchio, che ha dimostrato come l’imprenditoria sociale possa fare la differenza, o quello di Artexan S.r.l. Inclusiva, che ha mostrato concretamente come il design accessibile possa abbattere barriere. Angelo Rosiello di Oracle ha chiuso il pomeriggio sottolineando l’importanza delle politiche aziendali per l\'inclusione e la diversità, rafforzando così il messaggio che l’inclusione non è solo un dovere morale, ma anche una straordinaria opportunità per arricchire il mondo del lavoro.
L\'evento \"Io sono, tu sei, io sarò\" ha dimostrato come l’autismo non sia una barriera, ma una diversa prospettiva dell’essere umano. Le testimonianze condivise ci invitano a una riflessione profonda sul concetto di normalità e su come la società possa diventare un luogo più inclusivo e accogliente per chiunque. L’autismo, con le sue complessità e bellezze, ci spinge ad abbracciare l’altro senza la pretesa di comprenderlo del tutto, ma accettando che ogni persona porta con sé un mondo interiore unico.
L’autismo, quindi, può essere anche un invito a contemplare la bellezza della differenza. In un mondo che tende a uniformare, a celebrare la velocità delle connessioni e la trasparenza dei sentimenti; ci costringe a rallentare e a guardare con attenzione. Ci fa notare i dettagli, i piccoli momenti, le sfumature sottili. Quello che per molti può sembrare una rigidità, un rituale ripetuto all’infinito, per una persona autistica può essere un modo per dare ordine e significato a un mondo percepito come caotico.
In un certo senso, l’autismo ci mette di fronte a una questione filosofica fondamentale: cosa significa essere \\\"normali\\\"? E cosa è veramente importante nelle relazioni umane? Se ci fermiamo a guardare, forse ci accorgiamo che la cosiddetta normalità è solo una delle infinite forme di vivere l’esperienza umana, e che l\\\'autismo, con le sue complessità e le sue sfide, ci invita a riconsiderare i nostri parametri di giudizio.
Una risonanza universale
In definitiva, l’autismo è un invito a guardare il mondo da una prospettiva diversa, a rallentare e notare la bellezza che si nasconde nei dettagli e nelle differenze. È una sfida alla nostra idea di normalità, ma soprattutto, l’autismo ci invita a un dialogo più profondo con l'altro. Un dialogo che non passa necessariamente attraverso le parole, ma attraverso l’ascolto paziente, la sensibilità e la comprensione che ognuno di noi vive il proprio mondo interiore in modo unico e irripetibile. Essere in relazione con una persona autistica non è solo un atto di amore, ma anche un atto di apertura verso l’ignoto, verso l’altro, e verso noi stessi.
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