di Raffaella Iannece Bonora
Fidel Castro, un pezzo di storia del ‘900, leader della resistenza popolare anti imperialista, simbolo della grande rivoluzione cubana, si è spento a 90 anni il 25 Novembre 2016. Studiò Legge nelle migliori scuole dove, presso un collegio di Gesuiti, apprese la superiorità dei valori spagnoli di onore e dignità in contrapposizione con il materialismo anglosassone. Giovanissimo, nel 1953, organizzò un assalto di ribelli alla caserma della Moncada, fu fatto prigioniero e condannato a 15 anni di carcere. Aveva solo 27 anni, ma l’animo rivoluzionario era già lo stesso che lo ha accompagnato in tutte le sue numerose battaglie. “Per non lottare ci saranno sempre moltissimi pretesti in ogni epoca e in ogni circostanza ma mai, senza lotta, si potrà avere la libertà”. Dal 1961 ha guidato il suo popolo per 47 anni, sfidando 11 presidenti americani e ben 637 piani messi a punto per ucciderlo. Importante fu la sua campagna di alfabetizzazione, soprattutto nelle zone rurali. In un discorso dell'autunno 1960 davanti alle Nazioni Unite, Castro annunciò: "Cuba sarà la prima nazione d'America che, nel giro di pochi mesi, sarà in grado di dire di non avere una persona analfabeta", e così è stato. Nei suoi discorsi americani Castro sosterrà che la sua rivoluzione è "umanista", prometterà di convocare libere elezioni e di difendere la proprietà privata. Viene ricevuto da Nixon, ma i rapporti fra i due Paesi, separati da un braccio d’acqua, peggioreranno in fretta, fino alla presa di posizione americana dell’embargo che metterà i cubani in ginocchio. Drammatico il suo rapporto con la Chiesa e la religione, l’incontro storico è quello del 1998 con il Papa Giovanni Paolo II, quando il Pontefice chiese più libertà per il popolo e per la Chiesa, Fidel rispose ripristinando il Natale ma, dietro gli incontri ufficiali, la storia racconta di un dittatore spietato con i cristiani. È negli anni ’90 che inizia il periodo più travagliato della dittatura: l'economia crolla e Cuba, che importa quasi tutto quello di cui ha bisogno, entra in una drammatica carestia che Fidel battezzerà come "Periodo especial" imponendo sacrifici alla popolazione in nome di nazionalismo, indipendenza e socialismo. Per salvare il proprio Paese Castro è costretto a fare un passo indietro e a spalancare le porte di Cuba dinanzi al dollaro. Tra il ’92 e il 2006 la sua salute peggiora e, nel 2008, gli subentra definitivamente suo fratello Raul che smantella quasi tutto il lavoro di Fidel: sostituisce i funzionari civili con i militari, concede nuove libertà come il passaporto per viaggiare all’Estero, dà il via ad un’apertura del regime, soprattutto economica. con la nascita delle attività private. In tutti questi anni il suo carisma, la sua forte personalità, hanno ammantato anche la sua dittatura, un culto di Castro che lui stesso ha cercato di smorzare (è stato rappresentato solo due volte su un francobollo, non esiste a Cuba nessuna via, piazza, statua, monumento col suo nome). Amato e odiato, in un eterno rapporto di conflittualità fra sostenitori e detrattori, Fidel Castro resterà per sempre uno dei personaggi più affascinanti della storia. Rispetto per la morte di un grande uomo ma, non dimentichiamo anche le colpe di questo personaggio politico la cui dipartita è stata accolta da lacrime, da un lato, e festeggiamenti dall’altro.
“Condannatemi, non importa, la storia mi assolverà”. Hasta la victoria siempre, comandante.
Fidel Castro, Biràn, Cuba 13 agosto 1926- L'Avana 25 novembre 2016
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