Che cosa mi hai insegnato anzitutto? A non rimuovere il disagio per servirsi del dolore nell'intraprendere il viaggio dentro noi stessi. Dal nostro destino di mortali non si può guarire, ma la sofferenza, se non la si affronta da soli, la si usa e la si contiene per farne strumento di conoscenza, con chi non si ha vergogna di provarla, ascoltando, urlando, invocando Amore a lenire le ferite per non addormentarsi disperati, si trasforma in alleata nell'individuare i propri desideri ed assecondarli. Dunque tu dicevi che la "Bottega Teatrale" era un luogo per malati dove si veniva a peggiorare! Con l'ironia e il pudore che ha sempre accompagnato ogni tua indagine. L'essere se stessi dunque come Necessità per chi vuole fare il gioco del Teatro, trovare una verità nella finzione, con approccio di estremo rigore a proteggere il processo creativo che trasforma "La morte indecente" in nuova vita. Consapevoli del grande privilegio di poter giocare a questo gioco che è inesauribile quando prende forma nelle creature che provano a denudarsi.
Vittorio Gassman, pseudonimo di Vittorio Gassmann,Struppa (GE) 1 Settembre 1922 – Roma 29 Giugno 2000
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