Marco Pantani, aquila del ciclismo1970-2004

Memoria per Marco Pantani, aquila del ciclismo

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Marco Pantani, aquila del ciclismo1970-2004

di Mariangela Mombelli

Sono passati 13 anni dalla morte di Marco Pantani avvenuta all’Hotel Le Rose di Rimini la notte del 14 febbraio 2004, ma il mistero sulla sua morte non è stato svelato. Ricordiamo i fatti. La mattina del 5 giugno 1999 all’Hotel Touring di Madonna di Campiglio, prima di affrontare la tappa decisiva del Gavia e del Mortirolo di quel ottantasettesimo Giro d’Italia che stava dominando, il Pirata venne sottoposto ad analisi del sangue che rivelarono un valore di ematocrito superiore alla norma e gli imposero lo stop. I valori delle controanalisi da lui eseguite in un laboratorio il pomeriggio successivo erano molto diversi: perché allora quel picco del mattino, sufficiente a fermare il campione in via preventiva per tutelare la sua salute? Chi lo volle? Lo volle la camorra, secondo l’accusa del PM Sergio Sottani di Forlì e secondo quanto il noto criminale Renato Vallanzasca disse più volte nel corso degli anni. Costui sosteneva che, nel carcere di Opera dove era detenuto, un membro di un clan camorristico gli aveva suggerito di puntare tutti i soldi che aveva sulla vittoria dei rivali di Pantani, perché “il Pelatino non sarebbe arrivato a Milano”. La camorra fermò quindi il Pirata, con ogni probabilità per un giro di scommesse su di lui, facendolo precipitare nel fango dal quale Marco non sarebbe più uscito. Ma l’inchiesta del PM Sottani venne archiviata: nessun complotto per escludere Pantani dal Giro del 1999. L’archiviazione non colse di sorpresa la famiglia di Marco; mamma Tonina continua tenacemente nella ricerca della verità sulla morte del figlio e nel 2014 viene aperta un’inchiesta bis sulle cause della morte. Tonina non crede al mix di psicofarmaci e droghe con cui Marco, ritenuto tossicodipendente e depresso, avrebbe scelto di porre fine alla propria vita. Troppi misteri avvolgono la morte di Marco, a partire dalla perizia medico legale eseguita per conto della famiglia che evidenziò numerose ferite sul corpo che non potevano essere autoprocurate, fino al “disordine ordinato” in cui venne ritrovata la stanza, al lavandino che un testimone sostiene di aver visto a terra in mezzo alla camera, sparito nel video diffuso per riapparire poi nel bagno con la saponetta bene in vista, alla scatola con resti di cibo cinese ritrovata nella camera, cibo che Marco non amava e che l’autopsia rivelò non essere mai stato da lui ingerito. Ma anche questa nuova inchiesta si arena sulla spiaggia dei tanti misteri che avvolgono questo Paese e viene archiviata: non ci sono elementi per sostenere l’ipotesi di omicidio volontario. Il Pirata non fu ucciso.

"A volte chiudiamo gli occhi perché la realtà non ci piace…

Se però smettiamo di comunicare, non riusciamo più ad assaporare la vita e a scrivere la nostra storia". (Marco Pantani)

Marco Pantani, Cesena 13 Gennaio 1970 – Rimini 14 Febbraio 2004 

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Roberto Dall'Acqua

«Marco, perché vai così forte in salita?» «Per abbreviare la mia agonia» (Marco Pantani a Gianni Mura) Marco Pantani, ciclista su strada con caratteristiche di scalatore puro, diventa professionista nel 1992 e fino al 2003, consegue in tutto 46 vittorie in carriera. Le corse a tappe sono il suo fiore all'occhiello perché in queste manifestazioni eccelle, vincendo un Giro d'Italia, un Tour de France e la medaglia di bronzo ai mondiali in linea del 1995. Pantani, soprannominato il “Pirata”, vince il Tour de France (nel 1998, 33 anni dopo Felice Gimondi) ed è stato l'ultimo dei ciclisti (dopo Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephem Roche e Miguel Indurain) a realizzare l'accoppiata Giro-Tour ovvero la vittoria al Giro d'Italia e al Tour de France nello stesso anno. Escluso dal Giro 1999 a seguito di un valore di ematocrito al di sopra del consentito, Pantani avverte il clamore mediatico suscitato dalla vicenda e, pur tornato alle gare non molto tempo dopo, raggiunse solo sporadicamente i livelli cui era abituato. Finisce in depressione e muore il 14 febbraio 2004 a Rimini, per intossicazione acuta da cocaina con conseguente edema polmonare e cerebrale, così come provato dall'autopsia.

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