Papà Michelangelo era un avvocato, ma era anche un pittore, un musicologo, un cuoco, un giardiniere. Non poco: io, all'apparenza, non sono niente! Era anche il padre di un diversamente abile ed era anche il marito di una madre di un diversamente abile. Era anche un Uomo, che non riusciva a raccontare e si vergognava di essere stato un allievo ufficiale, che nel 43 era scappato dal barbaro combattimento, quali fossero i compagni e i nemici. Era anche un essere, che soffriva senza apparenti colpe e che lasciava le sue tele a marcire nella cantina. Perché nelle sofferenze non ha chiesto, gridato: "Figlio mio aiutami?". Anche senza sussurri o grida io ho esposto le tele e scrivo il "ricordo". Non posso sapere se gradisce. Poco mi importa: io sono un figlio e la mia missione è continuare. Non so come, ma continuare. Sicuramente non credo nelle favole della religione impostami da questo papà e dalla sua società, ma credo nel sottile e profondo insegnamento biblico: padre figlio e figlio, che diventa padre. Seme, anzi semi. All 'infinito ... siamo seme e semi. Meglio se semi ribelli.
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