Nevers: la seconda faccia (meno nota) di Lourdes30/3/2019
Nevers: la seconda faccia (meno nota) di Lourdes30/3/2019
di Giovanni Curatola
Colpita da tubercolosi ossea, ultima croce che si abbatté su un cagionevole corpo già in precedenza martoriato da colera, asma e rachitismo, morì solo a 35 anni. Era il 16 aprile 1879. Morì lì dove riposa tuttora: nel convento delle Suore della Carità di Nevers, cittadina di 40.000 anime bagnata dalla Loira, nel cuore della Francia, grossomodo fra Lione e Parigi. Vi si era rifugiata lì 14 anni prima, per sfuggire alla notorietà, essere dimenticata da tutti e vivere solo di preghiera e di silenzio. Parliamo di Bernadette Soubirous, colei che a 14 anni, tra l’11 febbraio e il 16 luglio 1858, davanti a una grotta allora poco fuori Lourdes aveva ricevuto 18 apparizioni di “Aquerò” (“quella là”), la bella “Signora vestita di bianco” che solo durante la 16° apparizione si presenterà come “l’Immacolata Concezione”. Lo stato di estrema desolazione e povertà della giovane Bernadette, il quadro ancor più deprimente del suo stato di salute, la storia di quanto avvenne per 18 volte alla grotta Massabielle e il pesante clima di ostilità e derisione di quanti (e non furono certo pochi) diffidarono a ogni livello di questa piccola e asmatica ragazzina analfabeta, dubitando più che legittimamente, sin da subito, della veridicità delle sue affermazioni, è noto al punto da non richiedere ulteriori parole. Così come altrettanto noti sono i 69 casi di guarigioni lì avvenute, accertate come clinicamente inspiegabili e pertanto riconosciute come miracolose dalla Chiesa, che nel 1925 beatificò Bernadette per poi proclamarla Santa 8 anni dopo.
Soffermiamoci invece brevemente su altri aspetti: la sepoltura, le riesumazioni del suo corpo. Partiamo dal quesito forse più banale che d’impatto potrebbe porsi chiunque: perché Bernadette non riposa proprio a Lourdes? Categorico, a riguardo, lo storico Vittorio Messori, che ne spiega la ragione: “Bernadette sta bene dov’è, nell’angolo di una cappella di una città di provincia”. Riportarla a Lourdes, dove peraltro non volle recarsi neppure quando (era il 1876) fu inaugurata e consacrata la prima basilica, “sarebbe farle violenza. Quando partì da lì, disse che il suo distacco era per sempre. Attorno alla grotta solo la Vergine doveva essere glorificata. Confessava di pensarci spesso con nostalgia, ma era convinta di non aver diritto neppure alle briciole di quella devozione”. Così, lontano dal clamore delle solenni liturgie e delle folle di pellegrini richiamati nelle grandi basiliche sorte attorno alla piccola grotta, la volontà di silenzio e anonimato di Bernadette è più rispettata. “E’ stata (quasi) accontentata, – riprende Messori – solo il 10% di chi va a Lourdes si reca anche a Nevers, e moltissimi pellegrini francesi non sanno neanche indicare la città sulla carta geografica”. Nella stessa Nevers “tra le vie di quello che fu il suo convento, nessuna ha il suo nome. C’è qualcosa di enigmatico in un simile nascondimento: come se davvero l’Apparsa abbia voluto proteggere l’intimità della sua beniamina”. Una beniamina che dalla sua vicenda non volle ricavarne mai, come detto, né notorietà, né tanto meno benefici economici che sotto varie forme avrebbero reso più agiata la desolante condizione sociale sua e della sua famiglia. La giovane si intestardirà sempre a ribadire, con chiarezza e senza mai contraddirsi, i messaggi affidatigli dalla Madonna e i particolari delle apparizioni. Per il resto, con una coroncina del S. Rosario come unica compagnia, si dedicò unicamente alla preghiera come la “Bianca Signora” gli aveva detto di fare in una delle prime apparizioni.
Infine, il corpo. Venne riesumato per la 1° volta il 22 settembre 1909, e per essere passati 30 anni dopo la morte fu incredibilmente trovato senza segni di decomposizione. Pur in presenza di carbone e sale nella bara, che fece pensare a qualche goffo tentativo di mummificazione da parte delle suore al momento della sepoltura, il mancato processo di decomposizione era a detta dei medici di allora qualcosa di miracoloso. Il bollettino medico emesso in occasione della 2° riesumazione (1919) parlò di pelle che ancora restava su buona parte del corpo, mentre in occasione della 3° e sin qui ultima riesumazione (1928) fu necessario apporre sul viso e sulle mani di Bernadette una leggera maschera di cera che celasse il colore reale della pelle, che si andava scurendo. Di “fenomeno inspiegabile e non naturale” parlarono i medici in quest’altra occasione riferendosi invece al fegato, trovato ancora incredibilmente morbido e di consistenza normale quando, a 46 anni ormai dal decesso, sarebbe logico aspettarsi la totale decomposizione di ogni organo non osseo. Quello stesso fegato che in vita dovette sopportare quella pioggia di sospetti e maldicenze – prime fra tutti all’interno del clero stesso – che giudicarono almeno all’inizio i racconti delle apparizioni di Bernadette come suggestioni di una piccola malsana o messinscene su imbeccata di qualcuno che la strumentalizzava dall’esterno per fini politici (era pur sempre l'era di Napoleone III) o fiutando aria di business.
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