Dissertazione tra amici sul film “Storia di un matrimonio”14/12/2019

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Dissertazione tra amici sul film “Storia di un matrimonio”14/12/2019

di Ilaria Cerioli
 
Opera di Cagnaccio di San Pietro, pseudonimo di Natalino Bentivoglio Scarpa
 
Piccolo momento Vanity: storia di un matrimonio
Ieri si parlava del film "Storia di un matrimonio" con alcuni amici e, ovviamente, il discorso è finito sulle nostre separazioni. Premesso che non sono ancora pronta per questo film soprattutto ora, sotto Natale, ho preso spunto dalle diverse osservazioni e punti di vista altrui per fare ordine nei miei pensieri. Non esiste una ricetta per smettere di soffrire. Dopo tanti anni insieme, una casa, una famiglia, viaggi e progetti, difficilmente si recupera una stabilità. Non credo neppure a chi dice di aver trovato la sua realizzazione a posteriori di una separazione, perché se l'hai subita comunque ti resta l'amarezza dell'abbandono e, se ne sei responsabile, devi affrontare mille sensi di colpa verso l'ex coniuge, i figli e i parenti. In fondo non hai solo frantumato una possibilità per tutti, ma sei responsabile della precarietà a cui hai destinato chi ti sta intorno. Separarsi è lacerante per tutti. Qualcuno ha avanzato l'ipotesi di un nuovo amore. Certo può essere un aiuto, ma non è una soluzione soprattutto quando ci sono figli da sistemare e vite parallele da ricostruire. Ogni novità porta con sé un carico di nuove responsabilità altro che leggerezza e nuvole rosa. Ogni separazione è una lacerazione anche se necessaria o inevitabile. È inutile trovare scuse. La verità è che uno dei due non poteva più sopportare l'altro. Chi si amava fino a ieri, ad un certo punto diventa un estraneo e anche i suoi pregi risultano difetti. Ieri mi è arrivata la sentenza di separazione e la cosa che mi ha sorpreso è la falsità, i giri di parole per nascondere la fine del matrimonio " entrambi i coniugi erano incapaci di fare fronte alle aspettative della vita matrimoniale". Oddio quanto ho riso! Eppure siamo stati insieme 20 anni con ben tre figli! Direi che siamo stati pur bravi. No, ovviamente siamo in Italia e dobbiamo essere omertosi e fumosi. Guai a dire che  come tutti ci siamo presi qualche libertà e che uno di questi intervalli  è stato più lungo di altri o che nei nostri spazi individuali ci stavamo così bene da dimenticare il senso della coppia o che la nostra ansia di carriera ha prevalso su tutto. Ecco la verità. Non è vero che non eravamo in grado di stare in coppia ma avevamo una nostra idea di coppia che abbiamo difeso fino alla fine e di cui continuo a esseee orgogliosa. Che fosse sbagliata? No non credo. Credo invece che sia sbagliato il giudizio morale perennemente addosso a chi decide di vivere un'idea di amore e di famiglia che non sia quella imposta da un diritto ormai obsoleto rispetto le nuove forme di unione, da una religione bigotta che investe anche chi è ateo come me e Andrea e di una città piccolo borghese pronta a indicare i peccati altrui per nascondere i propri.
 
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