A Milano l'eredità della famiglia Boschi 27/2/2020

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A Milano l'eredità della famiglia Boschi 27/2/2020

di Gaia Dallera Ferrario

E' dal 2003 che a Milano, in via Jan n. 15, è aperta al pubblico la Casa-Museo Boschi Di Stefano, che offre la visita gratuita – nei locali abitati in vita dai coniugi Antonio Boschi (1896-1988) e Marieda Di Stefano(1901-1968) – a una selezione di circa trecento delle oltre duemila opere della loro collezione, donata al Comune di Milano nel 1974.
La collezione rappresenta una straordinaria testimonianza della storia dell’arte italiana del XX secolo – comprendente pitture, sculture e disegni – dal primo decennio del Novecento alla fine degli anni Sessanta.

Nel 1927 ebbe inizio la vita coniugale di Antonio Boschi e Marieda Di Stefano. Conosciutisi l’anno precedente durante una vacanza in Val Sesia, decidono immediatamente di sposarsi, ma le convenzioni sociali del tempo impongono un periodo di fidanzamento. Lui, classe 1896, è un giovane ingegnere di origine novarese, appena assunto alla Pirelli, ove svolgerà una brillante carriera, testimoniata da numerosi e importanti brevetti come, uno su tutti, il GIUBO (Giunto Boschi). Nel suo passato l’incarico come dirigibilista durante la Prima Guerra Mondiale, un’esperienza di due anni nel ramo ferroviario a Budapest appena laureato e una grande passione per la musica, in particolare per il violino.

Dopo la morte dei coniugi, avvenuta alla fine del 900, si pervenne all’accordo di dar vita a una Fondazione che fosse amministrata in modo paritario da rappresentanti del Comune e da rappresentanti della famiglia.

Negli undici spazi espositivi sono riunite circa trecento delle oltre duemila opere raccolte da Antonio e Marieda Boschi Di Stefano, distribuite adottando un criterio di successione cronologica e di selezione qualitativa curato da Maria Teresa Fiorio ex Direttore delle Civiche Raccolte d’Arte di Milano.
All’ingresso si trovano i ritratti dedicati ai coniugi Boschi e le ceramiche della stessa Marieda, indi attraverso un corridoio con tele di Severini e di Boccioni si raggiunge la “sala del Novecento italiano” con opere di Funi, Marussig, Tozzi, Carrà e Casorati. Nella “sala Sironi”, interamente dedicata all’artista, sono presenti sculture di Arturo Martini. Il successivo ambiente comprende il Gruppo di Corrente, sette Moranti e sei De Pisis.
In un piccolo corridoio sono riuniti i Chiaristi, mentre proseguendo la visita si giunge nella sala degli “Italiens de Paris”: Campigli, Paresce, Savinio con L’Annunciazione (1932) e de Chirico con La scuola dei gladiatori (1928). La “sala Fontana” propone un prezioso insieme di venti lavori, mentre le ultime due stanze sono riservate ai postcubisti picassiani, agli spazialisti, ai nucleari e ai pittori informali, fra cui Piero Manzoni con i celebri Achrome.

Gaia Dallera Ferrario | www.gaiafe.com

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