L’altro - persona essenziale per me14/3/2020
L’altro - persona essenziale per me14/3/2020
di Francesca Minervini
A tutti quanti Noi, questa esperienza, chiede di tornare all'essenziale. Ognuno di Noi, solo, in casa propria a riflettere sull'altro, sul come si senta l'altro... ? ...
È un esplicito, chiaro, inequivocabile segno di arresto, che ci pone davanti agli occhi incantati, di narcisi instancabili, la misura esatta di quello che siamo nel girotondo planetare terrestre, immerso nello spazio di un sistema solare, di una galassia, dell'intero universo! Per darci il senso rinnovato delle cose nell'autenticità, per ritrovare la giusta distanza, la vera dimensione.
Attenti! Dobbiamo fare attenzione a pensare e a riflettere, durante questo periodo! In questo stare soli, ma non troppo. Pensiamoci, Noi siamo tutti interconnessi, in rete sempre. Dobbiamo essere in grado di saper riflettere in questo nostro stare isolati e interconnessi, perché una volta fuori, nel ritorno alla normalità, non cadiamo di nuovo negli errori già commessi.
Possiamo trasformare in opportunitá qualunque occasione e circostanza.
Riflettiamo sull'importanza che ha l'Altro, adesso, Assente dal mio campo d'azione e visivo, ma non esistenziale! L'Altro, Assente, chiunque sia, è Persona quanto me, con la sua storia di dolori e di gioie.
Cominciamo a riflettere sulle prossemiche e domandiamoci quanto ci importa che questo Altro, Assente, Persona e Prossimo, stia vivendo la qualità piena della sua vita? Anche grazie alla mia presenza, nella prossemica giusta, mai casuale, sempre promuovente.
Spostiamo l'attenzione dal baricentro alle periferie della nostra vita reale, in un macro sociale ampio, che supera la barriera di appartenenza. Spostiamola su quelle frange periferiche del tessuto sociale mondiale, dove le strutture sono il confine tracciato dalle nostre menti tra ciò che vogliamo vedere e quello che ci piace ignorare, perché sporca la poesia del nostro vivere quotidiano, fatto di senza pieghe e senza macchie...
Pensiamo al nostro Altro, Assente, Persona, Prossimo, che sta pagando il suo debito con la Comunità... Voglio davvero sapere come sta? Vive nel pieno riconoscimento del rispetto della dignità umana, nonostante la sua condizione di detenzione?
Pensiamo al nostro Altro, Assente, Persona, Prossimo, che vive in una condizione di schiavitù, torturato, affamato, prigioniero, recluso, abbandonato nel fango al confine immaginato da perversioni mentali che hanno pensato e agito...
Non è possibile, starsene qui, in casa, senza entrare nella profondità dei pensieri e senza comprendere appieno l'Essenziale!
L'Essenziale è il nostro reciproco Altro e il rispetto della sua dignità!
Noi siamo Persone sia nell'isolamento voluto, come in questo preciso momento, per non arrecare danno ai più fragili. E siamo Persone nell' isolamento forzato, non cercato, come condizione per essere rei, come condizione per essere Profughi, poveri, nati nel posto sbagliato!
Immagino che questo isolamento avrà durata breve, ma provo a chiudere gli occhi e a pensare che duri quindici anni, venti, tutta la vita... Provo a chiudere gli occhi e mi immagino in una piccola realtà circoscritta, monocolore, senza alberi, senza gli animali e i fiori. In uno spazio anonimo, che non sento mio, che la mia creatività non ha disegnato per me...
Riesco solo ora a capire il vero motivo per cui ci si debba sentire indignati, mobilitati, arrabbiati, spaventati...
È l' "Assenza" reciproca!
Non ci percepiamo e non siamo, normalmente, prossimi al prossimo e, viceversa, non percepiamo e non sentiamo l'Altro come a Noi prossimo!
Baraccopoli, carceri, perimetri periferici delle nostre città, linee di confine, campi di "non accoglienza"..
Sono tutti i "nonluoghi" della nostra paura di confronto umano, semplice, diretto, essenziale! Quello che ci mette con le spalle al muro, ci domanda di uscire dal porto sicuro, dal nostro agio e di scendere in campo con un equo senso della Giustizia e della reciprocità!
Le "Assenze", lo sappiamo, rimordono le coscienze. Spogliano delle vanità gloriose di cui ci agghindiamo giorno dopo giorno.
Ci guardano dritto negli occhi e ci sbattono in faccia quel punto di domanda che ci frantuma!
Ci riguarda tutti, eccome!
Quel punto di domanda che sbatacchia la coscienza nei suoi isolamenti studiati, comodi, arredati ... È l'unità di misura del livello di civiltà collettiva raggiunto, di cultura, di emancipazione, di umanità, di spessore...
Questa esperienza deve essere il ritorno alla semplicità del gesto, all'essenzialitá del vivere, alla reciprocità della relazione. Un ritorno che ci raduna tutti nella medesima circostanza, insieme, con lo stesso impegno sociale, politico, umano. Adesso!
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