Como e Milano - In guerra tra loro21/3/2020
Como e Milano - In guerra tra loro21/3/2020
Insomma, motivi perché quaesti contrasti sfociassero in aperta guerra ce n’erano a sufficenza, così nel 1118, un anno dopo che un terremoto aveva raso al suolo diverse zone della città comasca, questa imbracciò le armi per il controllo di Lecco. Nottetempo, le mogli dei nipoti del presule lecchese uccisi dai comaschi raggiunsero Milano per mostrare le vesti insanguinate dei morti e chiedendo giustizia e protezione. Così Milano decise per la guerra e i suoi soldati penetrarono in territorio comasco fin sotto al Castel Baradello di Rebbio, dove a settembre avvenne la prima battaglia del conflitto (battaglia della Morsegna) e che ancor oggi a settembre Como ricorda con la rievocazione in costume del Palio. Nel frattempo, altri soldati milanesi entrarono a Como attraverso la val Mulini. “Avendone avuta notizia – riporta Wikipedia - alcuni comaschi si staccarono dalla battaglia che stavano sin lì vincendo e, passando per il Borgo di Vico, rientrarono in città, sorprendendo i nemici nel mentre si davano al saccheggio: assaliteli, riuscirono a metterli in fuga, facendo diversi priogionieri e circa 1.000 morti”. La fuga dei milanesi fece registrare una prima, netta, vittoria comasca. Tuttavia la diplomazia milanese coalizzò contro Como ben 9 comuni (Bellagio, Pavia, Crema, Brescia, Lugano, perfino Novara, Asti, Vercelli, Verona) oltre che l'Isola Comacina. Così quando la flotta comasca attaccò Bellagio, la guerra portata sul Lago divenne anche guerra navale. La flotta comasca vinse a Menaggio e all’Isola Comacina, mentre nel Lago di Lugano furono invece le navi luganesi, alleate di Milano, ad avere inizialmente la meglio. Poi però, per recuperare la flotta caduta in mano nemica, i comaschi trascinarono via terra con carri trainati dai buoi 2 navi fino al lago di Lugano. Quindi i battelli furono di note immersi nelle acque e caricati di Soldati. Raggiunta la flotta nemica alla fonda, la distrussero agevolmente contando sul fattore sorpresa. La flotta comasca attaccò con successo anche l'Isola Comacina, quindi i soldati attaccarono Varese.
In questa fase la guerra fu decisamente favorevole a Como, che con Milano siglò un accordo volto ad impedire un attacco militare diretto tra le due città. Era il 1122. Un altro successo militare Como l’ottenne alla rocca di San Martino, in territorio luganese, il cui castello pressoché inespugnabile a causa dell’impossibilità di un attacco frontale vista l’altura, fu preso grazie al bombardamento di pietre che i comaschi scagliarono dalla montagna vicina. Ai luganesi assediati, contro cui partì contemporaneamente un attacco terrestre, non rimase che arrendersi. Malgrado le molte vittorie, Como non piegò mai completamente e definitivamente la resistenza nemica, a cui aderì pure Cantù (l’unico scontro tra canturini e comaschi avvenne a Trecallo). Con la morte del vescovo-guerriero Guido Grimoldi, per Como cominciarono i guai, culminati nel 1127 con la violazione dell’accordo da parte di Milano e col secondo e decisivo assalto in forze delle sue truppe e dei loro alleati alla città lariana. Como fu così travolta, saccheggiata e in buona parte incendiata e distrutta. I comaschi superstiti vennero alloggiati in borghi di capanne. La “guerra decennale” finì così il 27 agosto di quell’anno, con Como che divenne tributaria (praticamente sottomessa) di Milano.
Per riacquistare l’indipendenza, la città lariana dovrà attendere 35 anni. Con l’arrivo in Italia di Federico Barbarossa, Como si mise sotto le sue insegne partecipando nel 1162 italiana all'assedio e alla distruzione di Milano. Il tradimento degli accordi siglati era rimasto sempre vivo nella mente dei comaschi, che resarono grati al Barbarossa quando questi, nel 1155, rientrando in Germania per domare una rivolta dei feudatari tedeschi sostò a Como rimanendo colpito dalla città, distrutta dai milanesi, e dalle misere condizioni in cui gli abitanti versavano da anni. Ordinò così che la città, con le sue mura e le sue torri, venisse ricostruita. Quando (marzo 1159), il Barbarossa tornò in Italia, “Como lo accolse in tripudio, vennero organizzati tornei e festeggiamenti e gli vennero consegnate simbolicamente le chiavi della città. Venne salutato come il liberatore”. I comaschi colsero l’occasione per saldare i conti con Milano alleandosi con l’Imperatore Barbarossa contro Milano, che fu assediata per 2 anni da tedeschi e comaschi e infine rasa per buona parte al suolo. Como si ritroverà infine ancora alleata del Barbarossa ancora contro Milano ai successive tempi della “Lega Lombarda” e della “battaglia di Legnano”.