Ipotesi - Fase 2, fase 321/4/2020

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Ipotesi - Fase 2, fase 321/4/2020

di Elisabetta Cassone

Come sarà il ritorno alla normalità? E come saremo noi, dopo questa reclusione da virus che ci ha attanagliato per alcuni mesi?

Sono domande a cui è difficile dare risposta, ma si possono comunque stilare delle ipotesi.

Ci siamo abituati ad una routine grama, fatta di solitudine, inframmezzata da chiamate e videochiamate supportate dalle varie tecnologie ed applicazioni, ma ci siamo resi conto che il calore umano e la prossimità con i nostri amici e parenti è ben altra cosa, è quell’ingrediente saliente della vita che ci rende vulnerabili in sua assenza. 

Nelle successive fasi 2 e 3 impareremo sicuramente ad apprezzare di più quella vicinanza che davamo per scontata, ipotizzando dunque una natura più benevola dell’uomo, tirata fuori dalla pandemia. Questo perché il confinamento inevitabilmente rivela delle anomalie, essendo la vita dell’uomo fisiologicamente imperniata sul consorzio sociale.

Ed è anche per questo che l’apertura di spazi pubblici, in particolare, di cinema e teatri verrà salutata, presumibilmente, con entusiasmo e irrequieta voglia di accesso, essendo luoghi di aggregazione per eccellenza che stimolano l’intelletto, favoriscono scambi di opinioni ed occasioni positive di incontro e socievolezza. 

Scegliendo di virare verso l’ottimismo, ipotizzo che da questo isolamento usciremo più buoni e rispettosi l’uno dell’altro e, poiché insofferenti per il distanziamento sociale, saremo più sapienti e lucidi sulla consapevolezza di non essere ricchi senza un abbraccio o una stretta di mano, senza il nostro esistere civilmente. 

Dunque, saremo più consci che, in barba al nostro vivere attraverso le tecnologie, siamo immancabilmente bramosi della semplicità dei contatti umani, la qual cosa tenderebbe a renderci più protesi all’ascolto dell’altro. 

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