Beatles, 6-7-1957: quando tutto ebbe inizio...9/6/2020
Beatles, 6-7-1957: quando tutto ebbe inizio...9/6/2020
di Giovanni Curatola
“Where it all began”, dove tutto ebbe inizio. Così riporta una grande targa fuori la chiesa. E’ il pomeriggio del 6 luglio 1957, un sabato. Come da programma affisso nei giorni precedenti nel quartiere, la chiesa di San Pietro di Woolton, zona sud-orientale di Liverpool, vive alle ore 14.00 una processione religiosa. Subito dopo, nel giardino, è prevista una festa con bancarelle, costumi e l’esibizione musicale di alcuni gruppi raccogliticci del quartiere. Alle 16.15 è il turno dei “Querryman”, il cui leader è il 16enne John Lennon, che presta al suo gruppo voce e chitarra. Il palco, a un’estremità del giardino della chiesa, è il pianale aperto di un camion. I “Querryman” sono ovviamente troppo giovani per far musica propria, e quel giorno interpretano brani famosi come “Be bop a lula”, grande successo internazionale dell’anno precedente, “Maggy mae”, ballata popolare famosa a Liverpoool come inno non ufficiale della città e che i “Querryman” interpretano in versione rock, e qualche pezzo di Elvis Presley, di cui Jhon Lennon è fan scatenato. Il genere preferito del gruppo è lo skiffle, un rock and roll con influenze country, blues, jazz e folk. Tra il pubblico, quando il gruppo ha da poco iniziato, arriva un 15enne innamorato della musica, che abita a pochi isolati da lì. Si chiama Paul McCartney, ha una chitarra con sé e mostra di gradire molto quella mezzoretta di esibizione che i “Querrymann” ancora tengono.
Alla fine, il gruppo si riposa nella sala interna della chiesa: due risate e qualche birra per distendersi e ricaricare le batterie, perché proprio in quella sala alle 20.00 è previsto un altro concerto: loro e un altro gruppo. A un certo punto nella sala entra Paul, giacca bianca e chitrarra sulla schiena, accompagnato da un amico che conosce la band e lo presenta a John Lennon, seduto coi suoi compagni di gruppo e di scuola. Sono circa le 18.00, l’ora del giorno in cui “tutto ha inizio”. L’amico comune presenta Paul come “uno bravino”, John Lennon, che ha un carattere a metà fra il bulletto e l’introverso snob, lo guarda con aria diffidente. Gli porge poi la sua chitarra, che Paul inizia a strimpellare. Accorgendosi che è un po' scordata, la accorda tra l’aria meravigliata di Lennon e dei suoi compagni. Due/tre brani subito dopo suonati e cantati da Paul convincono Lennon: questo ragazzino sa davvero il fatto suo. La cosa intanto finisce lì, ma una decina di giorni dopo Lennon fa chiamare Paul dall’amico comune per assoldarlo nel suo gruppo. Poco dopo, entra anche George Harrison, portato da Paul, dopo che un provino in autobus lo convince.
Il gruppo cambierà un paio di nomi prima di assumere quello definitivo dei “Beatles”, quindi un manager, Brian Epstein, lo scrittura per una serie di concerti ad Amburgo. I componenti sono ora quattro: Lennon, McCartney, Harrison e Best. Ottimi tutti, ma il cuore e il cervello, ossia l'asse portante del gruuppo, sono sempre John e Paul (più il secondo che il primo, per la verità) I mesi tedeschi scivolano via fra bevute a volontà, sesso sfrenato, qualche altra trasgressione e musica ad alto volume e tutta energia. Al loro rientro in Inghilterra, la sostituzione di un poco convincente (e parecchio attaccabrighe) Best con Ringo Starr darà al gruppo la sua fisionomia definitiva. Ma non è della storia della band che qui si vuol parlare, nota e stranota. Piuttosto di quel pomeriggio del 6 luglio 1957 quando, l’incontro dei due tra i più bravi, più pazzi e più creativi cantautori della storia musica cambierà in tutto il mondo il modo di farla e di ascoltarla, divenendo per la prima volta fenomeno di costume e di massa (“la beatlemania”). Nasce un’amicizia forte, una complicità straordinaria, che darà al mondo un capolavoro musicale dietro l’altro, benché all’inizio quest’amicizia è malvista dalla zia di Lennon (per le origini troppo popolari di Paul) e dal padre di Paul, timoroso che “quel John” ti porterà su una brutta strada”. Dello stesso avviso, ridendoci su, sarà Lennon anni e anni dopo: “Paul è un bravo ragazzo al quale ho rovinato la vita”.
Oggi la chiesa di St.Peters è meta di pellegrinaggi laici: l’attrazione non è la reliquia di un santo, ma il luogo dell'incontro dei due, che ha cambiato la vita loro, del loro gruppo, della musica e del mondo. Le pareti della sala dove “tutto ebbe inizio” gronda di foto, quadri, manifesti e altro che ricordano l’evento. Fuori, il giardino dove si esibirono i “Querryman” quel pomeriggio è oggi un parco giochi, sempre appartenente alla parrocchia e sempre ben curato. Non è dato sapere se Paul, quella sera, si trattenne anche al concerto serale che i “Querryman” tennero proprio nella sala dell’incontro con John. Probabilmente no, se ne troverebbe traccia in giro, ma in fondo non ce n’era più bisogno: la chitarra di Lennon suonava intonatissima. L’aveva già accordata nel pomeriggio un ragazzino sbucato dal nulla. Un segno del destino, della divina Provvidenza, senza il quale quel ragazzino non avrebbe magari fatto colpo su John. Ma cos’avrebbe perso il sacro mondo delle sette note, in quel caso, dato che l’unione di due geni di tale calibro è molto più che la somma dei loro singoli talenti?
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