di Roberto Dall’Acqua
Cosa sta succedendo? È il terzo infanticidio in poco più di una settimana. La ragazza di 17 anni di Trapani - accusata ora di omicidio aggravato volontario - ha confessato di avere gettato dal balcone il figlio appena nato. Il gip del Tribunale dei minori di Palermo, che coordina l’inchiesta, deciderà lunedì sulla convalida dell'arresto. La giovane - dopo l'interrogatorio da parte della Procura dei minori - è stata arrestata nella tarda serata di ieri. Ha ammesso che ha partorito in solitudine e di avere gettato il piccolo dalla finestra della sua cameretta dopo averlo dato alla luce. Claudia Caramanna, pubblico ministero della Procura minorile che coordina l'inchiesta con il Procuratore Massimo Russo, ha depositato la richiesta di convalida dell'arresto per omicidio aggravato. La ragazza è tutt’ora piantonata, in stato d’arresto, all’ospedale di Trapani dove ieri è stata operata d’urgenza. La giovane, durante l’interrogatorio, ha confermato di non avere detto nulla ai genitori riguardo alla sua gravidanza. "Temevo una loro reazione", ha confessato. Il piccolo è stato trovato sul selciato del cortile con il cranio fracassato. Si valuta anche la posizione della collaboratrice domestica, che al momento del parto si trovava a casa con la madre della ragazza. Le due donne, sentite dagli inquirenti, hanno detto di non avere notato nulla di strano negli atteggiamenti della figlia. La giovane - nei prossimi giorni interrogata dal gip del Tribunale dei minori - è piantonata in ospedale da due ispettori di polizia. La polizia scientifica ha recuperato nella spazzatura degli asciugamani intrisi di sangue.
"Ho detto a mia madre che ero ingrassata negli ultimi mesi perché avevo delle intolleranze alimentari, e lei mi ha creduto. Non sapevano nulla della gravidanza né mia madre né mia padre. Avevo paura di dirglielo". Queste le prime dichiarazioni agli inquirenti, nella tarda serata di ieri, dove ha raccontato di avere partorito da sola nella sua camera. Dopo avere strappato il cordone ombelicale ha gettato il piccolo, ancora nella placenta, dalla finestra al quinto piano di un residence alla periferia di Trapani. Un racconto tra le lacrime. La giovane ha detto di aver scoperto di essere incinta per caso e di non aver avuto "il coraggio di raccontarlo a mamma e papà". Così i genitori non avrebbero saputo nulla della gravidanza. "Ho fatto tutto da sola. Mia mamma dormiva e mio papà è andato ad accompagnare la mia sorellina a scuola. Poi è andato a prendere la collaboratrice domestica". I magistrati sono impegnati adesso nel valutare la veridicità del racconto della ragazza.
La tragedia dell’infanticidio però si ripete per due motivi: in primis perché la possibilità del parto in anonimato non è conosciuta e per tutta una serie di condizioni poco conosciute in cui la donna vive queste gravidanze impossibili come adulteri, situazioni di povertà anche morale, “mamme baby”, straniere che temono di essere espulse, perdita della rispettabilità, terrore di essere riconosciute in ospedale, violenze sessuali. Le paure di queste condizioni estreme potrebbero spiegare, in qualche modo e non esaustivamente, l’abbandono del minore nel cassonetto, la soppressione del figlio e l'occultamento del cadavere se nato morto.
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