Pino Caramanno - Allenatore caparbio e vincente15/11/2020
Pino Caramanno - Allenatore caparbio e vincente15/11/2020
di Giovanni Curatola
A dispetto di tanta, troppa gente integerrima e incorruttibile a parole, ma poi incline a compromessi ed accomodamenti nella realtà, esiste una categoria di soggetti che alle parole coscienza, serietà e fedeltà attribuisce il giusto valore e ne fa pietre miliari della propria condotta. Categoria i cui iscritti si chiamano Uomini con la U maiuscola, già così rari nella società da ridursi a pochissime, autentiche mosche rare nel mondo del calcio. Uno di questi è Giuseppe Caramanno, oggi 80enne, per tutti “Pino”, classe 1940, nativo di Piana degli Albanesi, paese adagiato sui monti dell’entroterra palermitano e noto per la bontà dei suoi cannoli. Caparbio, sicuro di sé, per nulla incline alle mezze misure e irascibile quando serve (ossia spesso), Caramanno gioca in squadre campane, pugliesi ma soprattutto sicule da fine anni ’50 ai primi anni ’70, giungendo alla Serie C1. Per quasi un ulteriore trentennio (1972-fine anni ’90) allena, sempre principalmente al Sud, squadre di Serie D, C e B (Taranto), conquistando 9 promozioni in categoria superiore.
Esaurito qui in breve il suo excursus professionale e rimandando il Caramanno-pensiero a un suo libro scritto a fine carriera (“Serie A ultima chiamata. I segreti per vincere nel calcio e nella vita”, un volume che avrebbe tutti i crismi per assurgere a Bibbia per tanti giovani calciatori, e che per questo meriterebbe maggior fortuna), occupiamoci del biennio1987-89, in cui il tecnico ha scritto le sue pagine professionalmente più esaltanti e caratterialmente forse più significative.
Dopo la radiazione dell’anno precedente, nel gennaio 1987 il Palermo rinasce in uno studio notarile cittadino. La nuova squadra rosanero, a parziale riparazione per l’ingiusta o comunque esagerata condanna sportiva dell’anno prima, ripartirà dalla Serie C2. A parte lo stadio della Favorita dove giocare, il pugno di politici e industriali con discrete ma non ingentissime possibilità economiche che l'ha rifondato ha tutto da ricostruire: organigramma, staff, parco giocatori. A febbraio squilla il telefono dell’appartamento ligure di Caramanno, tecnico della Sanremese. Per puntare subito alla C1, il Palermo della rinascita vorrebbe puntare su di lui. Orgoglioso della proposta e spinto dalla gratificante possibilità di contribuire al riscatto calcistico della sua terra, il tecnico accetta. Unica condizione, l’automatico rinnovo di contratto in C1 in caso di promozione. Non ne fa una questione di soldi, ma di appagamento personale. La proposta è accettata come la più naturale e scontata possibile, tanto che Caramanno non vorrà niente per scritto fidandosi della parola data.
Dopo aver svolto fino all’ultimo il suo lavoro a Sanremo, il tecnico di Piana provvede in estate a plasmare il “suo” Palermo, portando nella rosa 14 dei 18 nuovi componenti. Gli altri 4 (D’Este, Pocetta, Casale e Di Carlo) li porta (e con un costo superiore ai 14 di Caramanno) Franco Peccenini, ds inserito nella nuova società dalla stessa politica romana (DC) che aveva consentito la ripartenza dalla C2. A dispetto di qualche diatriba personale (Peccenini-Caramanno) e di difficoltà logistiche (Favorita dimezzata già a dicembre per i lavori di Italia ’90), la squadra vola. I rosanero di Caramanno divertono, vincono e convincono. Dopo la notte dell’indimenticabile battesimo in amichevole con l’Atl.Mineriro (40.000 presenti, 1-2 per i quotati brasiliani), il Palermo supera il girone di Coppa Italia di C e macina quasi tutti gli avversari in campionato. In casa i Caramanno-boys sono un rullo compressore, il tridente D’Este-Casale-Nuccio segna a raffica e il portiere Pappalardo arriva a quasi 1.000 minuti d’imbattibilità. Il girone di ritorno è meno accelerato del primo (costanti pareggi fuori casa e 3 casalinghi), ma il primo posto non è mai in discussione. In Coppa, la marcia del Palermo verso la finale è irruenta, facendo cadere anche squadre di categoria superiore. A marzo, tuttavia, con la promozione già quasi in tasca, la stampa locale si interroga sul nome del possibile nuovo allenatore della prossima stagione. Caramanno s’indispettisce, chiede che la società sgombri il campo da simili fantasticherie con una conferenza stampa ma nulla accade. I giornali, anzi, danno con sempre più insistenza Caramanno sul piede di partenza. Il tecnico capisce sia che non verrà mantenuta la parola datagli, sia soprattutto che certa campagna stampa è orchestrata proprio dalla stessa società che dovrebbe difenderlo. La conferenza stampa la convoca allora lui, anticipando che a fine campionato in questa società, da cui si è sentito tradito, non resterà un minuto di più. Il finale di stagione è portato a termine con l’impegno e la serietà di sempre: i rosa stravincono il campionato, strapazzano l’Ajax (4-0) nell’amichevole che festeggia la promozione e cedono in finale di Coppa solo di misura al blasonatissimo Monza di Casiraghi.
In estate, il Palermo ingaggia Rumignani per la panchina e Caramanno s’accasa col Foggia. Le due squadre sono nello stesso girone di C1 1988-89, e per uno scherzo del destino il calendario propone Palermo-Foggia all’ultima giornata. L’intera stagione dei rosanero è disputata a Trapani per indisponibilità della Favorita, e per la promozione si lotta con Cagliari, Torres, Casertana e Foggia. Ma mentre il Cagliari fa quasi un campionato a sé, e lo stesso Palermo è tra i favoriti per accompagnarlo in B, il Foggia di Caramanno parte senza i favori del pronostico e, gara dopo gara, si inserisce stabilmente al vertice. L’ultima giornata è dunque decisiva. I sardi sono già in B, il Foggia è secondo a 41 punti e il Palermo terzo a 39. Ai pugliesi di Caramanno basta un pari per brindare, il Palermo deve assolutamente vincere per agganciarlo e costringerlo allo spareggio. Prima della gara, il patron del Foggia chiede a Caramanno di non far giocare Marchetti e Marsan, due giocatori che il tecnico ha avuto a Palermo, che per le loro doti sportive ma soprattutto umane si è portato a Foggia, e che ora a detta del patron si sarebbero adoperati per far vincere i rosa. Indignato per quella che ritiene un’offesa all’onorabilità dei 2 giocatori e soprattutto sua che li ha voluti con sé al Foggia, Caramanno sbatte la porta in faccia al suo presidente, mandando in fumo il contratto di 200 milioni che, in B, il Foggia gli avrebbe garantito. In campo, frattanto, finisce 1-1 e a salire in B sono i pugliesi. Caramanno è dispiaciuto per aver dato, da palermitano, questo dolore ai tifosi palermitani, ma il dovere è dovere, e lui l’ha svolto con impegno fino all’ultimo, come sempre. La Palermo sportiva capisce, glielo perdona e continuerà ad amarlo, proprio come profetizzò Renzo Barbera nella lettera scritta al tecnico di Piana un anno prima, al momento della fine della sua avventura in rosanero.
Il Foggia frattanto si rammarica di non averlo più in panchina (piglierà poi Zeman e inizierà un’era d’oro lo stesso) e Caramanno andrà alla Casertana. Non prima però di essersi preso un’ulteriore, grande soddisfazione: alla fine di Palermo-Foggia, sbalordito per quanto fatto con la società foggiana, il suo ex rivale nel Palermo Peccenini aveva confessato che non avrebbe mai ritenuto Caramanno vincente anche in C1, e per quello si era adoperato al cambio nel Palermo nonostante la parola datagli in estate. E cosa fa il tecnico di Piana l’indomani? Fa fare 100 copie della pagina del “Giornale di Sicilia” riportante quelle dichiarazioni e ci si tappezza la casa. Ai successi sul campo, frutto della sua particolare visione del calcio (squadra sempre votata all’attacco, palla bassa e terzini coinvolti nelle azioni offensive), aggiunge così quelli umani. Non abbassare la testa a volte nella vita non paga. ln quell'occasione, lo ha ripagato 2 volte.