di Salvo Ferlito
Alla galleria Almareni di Palermo la mostra collettiva di grafica, pittura, scultura e fotografia
Quindici “autorappresentazioni” nelle quali l’aspetto simbolico è sempre preminente sulla fedeltà al dato fisionomico.
Non a caso il titolo di questa mostra – che cita congruamente il noto quadro di Renè Magritte – è <<Queste non sono pipe>>, proprio perché gli autoritratti che i partecipanti ci hanno consegnato non sono – o quanto meno non sono del tutto – gli artisti stessi, così come la pipa dipinta dal pittore belga non è in effetti una vera pipa ma soltanto la sua evocativa ed irreale rappresentazione.
Sin dalle sue origini – come genere a sé stante –l’autoritrattistica si è posta infatti come articolata “riflessione” (con la carta, la tela, la tavola o la materia plasticabile a fare per l’appunto da “superficie riflettente”), mirata a “rispecchiare”l’inestricabile intreccio fra la maschera e il volto, fra il “costume” prescelto per la recita sociale e il più nascosto “habitus” dell’interiorità. E coerentemente – in perfetta continuità con gli esempi del passato prossimo e remoto – le opere fotografiche, grafiche, pittoriche e scultoree in esposizione (al di là delle personalissime cifre stilistiche, delle tecniche e dei linguaggi adottati) hanno riproposto a pieno questa tensione dialettica fra l’opzione rappresentativa e la poliedricità dell’essere sotteso, con una “messa in scena” dell’Ego che procede per “disvelamenti programmati” che però anche nascondono o – che dir si voglia – per “nascondimenti mirati” che invece svelano. Quel che è certo, è il prevalere – in queste opere – d’un approccio di carattere prettamente “autoanalitico”, come a voler privilegiare l’estroflessione delle dinamiche intrapsichiche, conferendo alla dimensione “esistenziale” – più che a quella strettamente “professionale” – il ruolo prioritario di vettore della propria immagine nel mondo.
Laddove, in passato, era la “teatralizzazione del mestiere” – e quindi l’orgoglio per la propria qualità d’artista – a esser preminente nella rappresentazione, viceversa, oggi, quel che emerge da questi autoritratti è una sorta di deriva “esistenzialista”: in definitiva l’esibizione d’una condizione da “vox clamantis”, dispersa e relegata nel “deserto” della prolissa e sproloquiante Babele contemporanea.
L’orgoglio narcisistico e assertivo, correlato con le proprie doti immaginifiche – con la propria attitudine ad elaborare idee non comuni ed a tradurle fattivamente in opere d’arte – cede infatti il passo ad un percepibile “umore saturnino”, in una sofferta interazione fra pulsioni opposte che però incarna a perfezione la situazione in cui versa l’artista (e, più in generale, l’uomo) contemporaneo. Una “melencolia” – per citare la nota incisione di Durer – che non è solo la tendenza ad astenersi dal reale per una intensa e produttiva contemplazione; ma piuttosto lo “spleen” di chi percepisce l’inanità del proprio agire, ovvero la palese difficoltà ad incidere in profondo, inducendo effetti in grado di influire diffusamente e permanentemente sui modelli di pensiero individuali e collettivi.
Le “autorappresentazioni” in esposizione sono di Guido Baragli, Philippe Berson, Pino Concialdi, Gaetano Costa, Giuseppe Cuccio, Andrea Cusumano, Alessandro Di Giugno, Martin Emschermann, Elena Ferrara, Roberto Fontana, Anna Kennel, Tiziana Menegazzo, Antonio Miccichè, Linda Randazzo, Stefania Romano.
La mostra sarà visibile alla galleria Almareni di via Francesco Lo Jacono 13 (Palermo) dal 5 al 28 maggio, dal martedì al sabato, dalle 17 alle 19,30.
Per il permanere di esigenze di prevenzione sanitaria legate al COVID, ai fini dell’ingresso in galleria è cortesemente richiesto l’uso della mascherina.
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