Anna Tringali - Attrice dalle mille domande10/12/2022
Anna Tringali - Attrice dalle mille domande10/12/2022
di Roberto Dall'Acqua
Promo LO SCHIFO/su Ilaria Alpi
Promo LA BISBETICA DOMATA https://youtu.be/rFSfyoJLTgk
Trailer documentario
- Come nasce Anna la tua scelta di diventare attrice ?
E' iniziato tutto tra i banchi del liceo. Come ogni adolescente in piena tempesta esistenziale ed emotiva, ero alla ricerca di un punto fermo, un luogo dove potermi riconoscere, dove sentirmi meno inadeguata possibile, più centrata, in ascolto; e così mi sono iscritta al laboratorio pomeridiano di teatro organizzato dalla scuola, sospinta dalla giusta dose di dubbi e incoscienza.
E' stata un'illuminazione. Avevo trovato il mio spazio.
Dopo le Superiori ho passato il provino per accedere alla Scuola del Teatro Stabile del Veneto e da lì è iniziato il percorso da professionista. Ma dubbio e incoscienza sono ancora cari compagni di viaggio!
- Hai fondato Teatro Bresci. Di che cosa si tratta?
Teatro Bresci è la Compagnia nata dall'incontro con Giacomo Rossetto e Giorgio Sangati (provenienti dal Teatro Stabile del Veneto e dal Piccolo di Milano). Tutti e tre avevamo già alle spalle delle diverse e differenti esperienze lavorative, e quando ci siamo conosciuti per l'allestimento di uno spettacolo, abbiamo capito immediatamente di avere uno stesso approccio al lavoro artistico, una forte comunione di intenti e visione.
Unirci in un nostro progetto indipendente è stato molto naturale.
Abbiamo sentito urgente poter creare una realtà che potesse operare sul territorio portando anche nella provincia, e non solo nei grandi teatri nazionali, che pur abbiamo sempre continuato a frequentare, lo spettacolo di qualità.
Con Teatro Bresci cerchiamo di realizzare un teatro che non parli a se stesso, ma che si rivolga davvero al pubblico in una continua ricerca di dialogo e connessione; per noi lo spettatore non deve uscire dalla sala con delle risposte ma con tante domande; teatro anche come occasione di conoscenza e stimolo all'approfondimendo.
E ci piace farlo principalmente attraverso due strade: una è quella dei grandi classici, dalla tragedia greca a Pirandello, da Shakespeare a Goldoni; l'altra è quella del teatro cosiddetto civile ovvero mettendo in scena vicende direttamente legate all'oggi, storie anche scomode o poco conosciute che riguardino il tessuto sociale in modo profondo. Penso ai nostri spettacoli su Borsellino, la 'Ndrangheta, Ilaria Alpi, la Mafia del Brenta, gli incidenti sul lavoro.
Avere una nostra realtà ci ha reso liberi di scegliere cosa mettere in scena, cosa realizzare, facoltà solitamente preclusa quando lavoriamo come dipendenti di grossi enti produttivi, e ci ha consentito di misurarci non solo con la professione di attori o registi, ma anche con quella di produttori, organizzatori di festival ed eventi culturali, direttori artistici, formatori, risolutori di problemi tout court!
Teatro Bresci ci ha messo in contatto con la bellezza di potersi sporcare le mani e potersi asciugare il sudore.
- Perché gli spettacoli nelle scuole?
I ragazzi si sa, sono il futuro. Cercare di concorrere alla costruzione di un domani che progredisca, si arricchisca e non certo si depauperi, anche in termini valoriali e di conoscenza, penso sia un dovere.
Diventa quindi fondamentale connettersi con i giovani; e per farlo bisogna senz'altro prima capire chi siano e cosa cerchino.
Intervenire nelle scuole con il teatro è quindi per noi sia un modo per rimanere in qualche modo aggiornati e vicini al mondo di una generazione che non è la nostra, sia un mezzo per offrire ai ragazzi delle finestre sulla realtà in cui sono immersi, una possibilità per affascinarli, un'occasione di relazione e scambio vivo, carnale, emotivamente coinvolgente, un modo altro di fare cultura, alternativo e spesso complementare a quello che si esperisce in classe.
- Il tuo ricordo, personale o professionale, più emozionante.
Professionalmente quando sono andata in scena al Teatro Grassi, sede storica del Piccolo Teatro di Milano, con quello che mi piace definire il mio "monologo del cuore", ARBEIT, uno spettacolo molto amato anche dal pubblico e che ci ha fatto anche vincere diversi premi. Oppure quando sono andata in tournée a Mosca, una città densa di storia e cultura il cui pensiero oggi mi turba molto.
E poi dei "grazie" detti da alcuni spettatori alla fine della replica: ce ne sono una decina che, per motivi diversi, non dimenticherò mai.
Potrei continuare all'infinito. Ne ho già detti tre. La domanda ne chiedeva uno solo!
- Alejandro Jodorowski afferma: <<Il tempo asciuga il superfluo e conserva l’essenziale. Che ne pensi?>>.
Vero. L'essenziale è senza tempo, travalica i limiti di spazio e le barriere culturali. L'orpello è un contorno che spesso confonde e disconnette, magari è attraente, ma non lascia segni indelebili.
Drammaturgicamente penso ai grandi classici. Ancora mettiamo in scena Euripide. Perché?
- Come vedi il tuo futuro? Obiettivi personali e professionali.
Ultimamente mi piace molto organizzare eventi culturali, idearli e realizzarli. Mi stimola, mi diverte e mi permette di mettermi in relazione con mondi diversi. Penso all'ultimo progetto "Impegnati", con cui tra le altre cose ho realizzato un documentario sulla Strage di Via d'Amelio e che mi ha permesso di interfacciarmi con diverse personalità di spicco della lotta alle mafie, in giro per l'Italia.
Sto poi iniziando a lavorare ad un nuovo monologo che vedrà la collaborazione di Andrea Pennacchi alla scrittura.
E mi auguro di essere felice a momenti, piena di domande e in dubbio sempre, curiosa in ogni istante.
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