Salve amici, oggi voglio parlarvi di un libro che mi è capitato fra le mani, o meglio, che mi è stato
messo letteralmente in braccio da una simpatica commessa, mentre ero alla ricerca di una lettura
leggera, frizzante e divertente: Maledetta felicità di Marianne Power. Iniziamo dalla trama, una
giornalista freelance di 36 anni, allegra e solare, che passa i sabato sera a bere e le mattine
successive a cercare una cura contro l’emicrania da sbornia, un bel giorno si rende conto che, in
realtà, nonostante l’apparente bella vita londinese, è una fallita. Non ha uno straccio di ragazzo, non
ha mai portato avanti una seria relazione, non ha mai, davvero, fatto carriera, non è in grado di
gestire il denaro. Il punto di non ritorno arriva una domenica quando, svegliandosi con i peggiori
postumi di sempre, decide di invertire la rotta e dare un senso alla sua vita. Stabilisce, così, di
iniziare a leggere sul serio i libri self-help che colleziona da anni ma che le sono stati più d’aiuto
come fermaporta che per altro.
Ecco, fin qui più o meno, abbiamo una trama che potrebbe sembrare anche simpatica e spinge il
lettore a chiedersi: e quindi? Iniziamo con qualche spoiler …
La cara Marianne decide di dedicarsi ad ogni libro per un mese della sua vita, iniziando con
Conosci le tue paure e vincile di Susan Jeffers, continuando con Soldi. Una storia d’amore di Kate
Northrup, dedicandosi alla terapia del rifiuto o ai consigli di Toy Robbins. Fin qui il libro può
sembrare anche interessante, in bilico fra Bridget Jones e, a sua volta, un ironico manuale self-help
ma … ma Marianne confonde il romanzo con il proprio diario personale. Nel tentativo, vano, di far
sorridere il lettore, circa ogni due righe troviamo lamentele sul suo peso, Marianne è una ragazza
insicura che si vede molto brutta, letteralmente ossessionata dal desiderio di essere più magra, più
ricca e avere denti dritti! “Sono grassa – non ho soldi – ho i denti storti” sono le parole che si
ripetono più spesso, un mantra che, velocemente, passa dal divertente all’insopportabile perché si
sa, una bella battuta fa ridere solo la prima volta che l’ascoltiamo. Nonostante ciò, decide di
superare le sue fobie posando nuda in un atelier. Continua ad ingrassare, almeno così dice lei, e
nessun manuale o convegno sembra essere in grado di convincerla a mangiare meglio o fare un
minimo di attività fisica, in compenso deciderà di lanciarsi da un aereo con il paracadute, parlare in
pubblico, fare un numero di stand-up comedy, invitare sconosciuti ad uscire … insomma ha
affrontato le sue fobie ma a “modo suo”, le sue vere paure, quelle legate al suo aspetto e al suo
denaro, sono rimaste lì, ber arpionate allo scoglio, aspetto che spinge il lettore a farsi due domande
sulla veridicità delle insolite avventure ma questo non ci interessa, sono dettagli della trama e
servono a guidarci verso l’epilogo. Ciò che disturba la lettura è, appunto, il forte effetto “diario”,
molti personaggi (per non dire quasi tutti, protagonista esclusa), sono appena abbozzati. Marianne
ha una serie di amiche e sorelle non perfettamente identificate che, ogni tanto, fra un capitolo e
l’altro, spuntano come funghi. Ma chi sono? Che aspetto hanno? Spende pochissime parole per un
paio di loro e per la sorella che vive in America. Questa caratteristica genera soltanto confusione nel
lettore che, ad un certo punto, stanco di mettersi lì a capire chi sia chi, come in uno strambo Cluedo,
decide di andare avanti e “vaffa” (come suggerisce John C.Parkin nel suo F**k it. L’ultima
frontiera della spiritualità). In questo, Maledetta felicità rispecchia la sua scrittrice, confusionario, a
tratti energico, ad altri depressivo. Nell’insieme, la lezione che offre è positiva, dimostra che se una
persona non sa gestire sé stessa nessun libro, manuale, incontro, convegno potrà aiutarla. Marianne,
infatti, ricorda la tipica personalità bipolare e dunque anche il libro è, a modo suo, doppio, da un
lato figuracce e follie, dall’altro giornate di apatia e tristezza. Il punto è che il passaggio è così
repentino da non offrire al lettore la possibilità di abituarsi al cambio di registro, fa dei salti
pindarici da un argomento all’altro, un momento è in crisi per le migliaia di sterline di debito, un
attimo dopo si regala una vacanza in Italia. Non finisce qui, i frammenti “divertenti” in realtà non lo sono, risultano semplicemente esagerati, uno sforzo da parte dell’autrice che, probabilmente oltre al