DONNE: OLTRE LE GAMBE C’E’ DI PIÙ!
31 maggio 2019
di Raffaella Iannece Bonora
Antico Testamento: Eva viene incolpata del peccato originale, a causa di una mela offertale da un serpente e poi, successivamente, passata ad Adamo. Ecco, questo è il primo esempio, di certo non di violenza, ma di “scarica barile” sulle donne, l’esempio più antico che mi venga in mente. Sin dalla notte dei tempi le donne, in tutte le etnie, sono state maltrattate, insultate, picchiate, uccise e, in parole povere, vessate in quanto creature inferiori. Nell’antichità non mancano esempi di donne trattate come merce di scambio, usate per contrarre matrimoni favorevoli ai padri, vendute per denaro, violentate per il semplice piacere fisico di uomini così forti, ma così forti, da non essere in grado di conquistarsi in maniera onesta l’amore di una donna. Oggi ci piace pensare che questo sia il passato, che le donne abbiano raggiunto, dopo infinite lotte, la parità dei sessi e che ormai non debbano più preoccuparsi dei propri diritti, non è così. Sette milioni di donne nel corso della loro vita hanno subito abusi, più di 3 milioni le vittime di stalking e solo due su dieci hanno cercato aiuto presso qualche istituzione. Un genocidio che non si arresta, che continua, imperterrito, a crescere, mietendo vittime in ogni fascia d’età, partendo dall’infanzia e non fermandosi neanche di fronte alla vecchiaia. Un genocidio fatto di omicidi, certo, ma anche di stupri, di minacce, di maltrattamenti perché, ogni qual volta una donna trema di paura di fronte ad un uomo, quella donna sta morendo anche se il suo cuore continua a battere. Ma entriamo nel vivo della faccenda: cos’è un abuso? Ecco, permettetemi di dare qualche delucidazione, l’abuso non è soltanto relegato al campo sessuale, si compie un abuso ogni qual volta una donna viene fischiata per strada, mentre sta passeggiando, ogni volta che qualcuno fa una battutaccia sulla sua gonna corta, sui tacchi alti o sulla scollatura, quando la sera, piuttosto che tornare a casa a piedi come tutti i suoi amici maschi, preferisce prendere un taxi perché “per una donna è pericoloso”, quando sul tram si ritrova seduta fra due uomini che se ne stanno comodamente a gambe aperte invadendo anche il suo spazio, quando in chat la contattano scrivendole porcherie, quando la osservano come se le stessero facendo una radiografia, ogni qual volta le viene assegnato uno stipendio inferiore a quello di un suo collega maschio nonostante la parità di titoli e di mansioni, insomma, in parole povere, una donna subisce un abuso ogni qual volta, durante la sua vita, viene mancata di rispetto perché donna. Chiedete a vostra madre, ad una sorella o una figlia se le è mai capitato, scoprirete tristemente che questi atteggiamenti sono all’ordine del giorno solo che, purtroppo, ormai nemmeno si da’ più peso a comportamenti che, invece sono vergognosi.
Ogni anno, soltanto in Italia, perdono la vita più di cento donne, ammazzate da quegli stessi uomini che giurano di amarle, la media di una vittima ogni tre giorni, e siamo fortunati, nel Bel Paese si parla di “soli” 0,48 femminicidi ogni 100 mila abitanti, in Lettonia, apri pista di questa macabra statistica, siamo intorno al 3,19 , un numero che spaventa, se poi lanciamo uno sguardo nel resto del mondo allora lì la situazione si che è raccapricciante, ogni giorno muoiono più di cento donne uccise da un membro della propria famiglia. “La coppia rappresenta l’ambito più a rischio per le donne, con ben 1.426 vittime di coniugi, partner, amanti o ex partner, pari al 66,1% dei femminicidi familiari e al 47,6% del totale delle donne uccise”, avverte Eures. La maggior parte degli omicidi si concentrano al Nord Italia, specialmente in Lombardia, fanalino di coda, per sua fortuna, la Sardegna. Come mai questi numeri non diminuiscono, nonostante le tante campagne di sensibilizzazione effettuate lungo tutto lo stivale negli ultimi anni? sempre secondo L’Eures la colpa è delle denunce inascoltate. Molte delle vittime, infatti, aveva già subito maltrattamenti, ma non erano state adeguatamente aiutate e soccorse, nel 42,9% la donna aveva presentato regolare denuncia senza, però, ricevere adeguata protezione. La domanda sorge spontanea: perché le donne continuano a morire? Purtroppo, anche se nel XXI secolo ciò è inaccettabile, il popolo femminile è ancora vittima di stereotipi e disuguaglianza di genere. Nel 2019 nessuna donna ha mai ricoperto il ruolo di Presidente della Repubblica Italiana o degli Stati Uniti, per esempio, in Europa le donne sono costrette a lavorare 59 giorni in più rispetto agli uomini per lo stesso stipendio, sono più esposte a lavori precari, rimangono occupate in ruoli che non tengono conto delle loro reali qualifiche di studio o capacità professionali, il lavoro domestico e la crescita dei figli è quasi sempre esclusivamente sulle loro spalle e l’Italia è uno dei paesi peggiori d’Europa, terribilmente indietro in tema d’accesso al mercato del lavoro, retribuzione e avanzamento carriera, più del 10% delle donne è a rischio povertà, 3 donne su 4 sono “vittime” di part-time involontario, a causa dell’impossibilità di conciliare la vita familiare con quella lavorativa. Già, perché si da’ per scontato che in una coppia sia la donna ad assumersi pienamente il carico di casa e figli, bloccati in un quadretto anni ’50 dove la donna lava e rassetta e l’uomo, di ritorno da lavoro, si limita a gustarsi la cena e stendersi sul divano. Durante i colloqui nessuno chiede ad un uomo “vorrai avere figli?” perché, che li abbia oppure no, si da’ per scontato che non incideranno sulle sue mansioni, ad una donna questa domanda viene posta sempre. Perché vi parlo di questo? Cosa ha a che fare con i femminicidi? Tutto. Una donna che lavora, è autonoma e percepisce uno stipendio ragionevole è libera di abbandonare il compagno che la maltratta, una donna che non lavora o che riceve uno stipendio di pochi spiccioli, è legata al suo carnefice a doppio filo. Una donna sicura di sé, alla quale vengono riconosciute le sue qualità, che viene apprezzata per quello che sa fare, che è libera di fare carriera come uno qualsiasi dei suoi colleghi, allora si sentirà sicura, riuscirà più facilmente a prendere in mano le redini della propria vita invece che vivere nella paura e nell’angoscia. Ma, soprattutto, una società che rispetta le donne, che offre loro davvero gli stessi diritti degli uomini, una società non femminista, non maschilista ma equa, che nella donna vedrà un essere umano e non una madre, una moglie o un corpo, pronta a permettere a tutti di vivere in totale libertà, senza il peso del proprio genere pesare sulle spalle come una condanna, come il peccato originale, è una società che ha vinto, è una società che, insegnando agli uomini a vedere nelle donne loro pari e non esseri inferiori, non sarà costretta ad insegnare alle donne come difendersi dalle ingiustizie. Come diceva Simone De Beauvoir “se si mantiene una casta in stato d’inferiorità, essa rimane inferiore: ma la libertà può spezzare il cerchio”, forse oggi gli uomini che tirano le redini di questo triste mondo dovrebbero rendersi conto che i tempi sono maturi per spezzare il cerchio.
News » #LIBRIALLASPINA | venerdì 31 maggio 2019
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