Il viaggio che mi ha cambiato la vita

23 novembre 2019

di Raffaella Iannece Bonora 

Spassoso. È il primo aggettivo che mi viene in mente pensando a "Il viaggio che mi ha cambiato la vita" di Jen Malone, forse leggermente autobiografico, siccome Jen ha incontrato il marito proprio durante un viaggio on the road, chissà? Iniziamo da ciò che non mi ha convinto, nei primi capitoli ho faticato a star dietro ai pensieri di Aubree, anche a causa della punteggiatura, errore che potrebbe essere imputato alla traduzione più che all'autore, tutto sommato però la scrittura è molto scorrevole, bisogna solo prendere il ritmo, un ritmo abbastanza veloce, dopodiché va giù che è un piacere. Come genere mi ha ricordato molto "quattro amiche e un paio di jeans", è un youg adult positivo, divertente, ricco di bei messaggi infilati fra una risata e l'altra. I personaggi principali sono ben descritti, una delle pecche del romanzo, però, è che non troviamo nessuna descrizione fisica né di Aubree né di sua sorella Elizabeth, una mancanza voluta per lasciare libertà al lettore o errore? I personaggi secondari, invece, hanno ricevuto decisamente meno attenzioni, la figura dei genitori è appena abbozzata e se almeno della mamma abbiamo qualche dialogo e qualche informazione in più, il padre è quasi del tutto assente, specialmente all'inizio, tutto sommato devo dire che un po' recupera verso la fine ma non aggiungo altro... odio spoilerare! Figure ben delineate sono quelle degli anziani del tour, dopo un tale inizio avevo paura di far confusione con i sei vecchietti che Aubree ha il compito di guidare in giro per l'Europa e invece no, sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla soluzione usata da Jen per renderci indimenticabile ogni ospite, giocando con un dettaglio fisico o un tratto caratteriale particolarmente importante. E così arriviamoa cosa mi è piaciuto davvero... la descrizione dei rapporti umani. In primis quello fra due sorelle molto diverse che crescendo si sono allontanate, "Non è che non ci piacciamo, più che altro non ci conosciamo", confessa Aubree nelle primissime pagine. Ho adorato la prima pagina, infatti mi piacciono molto i libri che iniziano con un antefatto già accaduto, un guaio dal quale il protagonista deve tirarsi fuori e noi possiamo soltanto immaginare cosa sia accaduto. Inizialmente conosciamo una Aubree infantile, super distratta, che perderebbe anche la sua testa se non fosse attaccata al collo, per cui certe reazioni, taluni avvenimenti o atteggiamenti li ho trovati un po' esagerati ma, a parte che andando avanti Aubree cresce e riesce a farsi voler bene, non dobbiamo dimenticare per chi è stato scritto: è un romanzo per adolescenti, quindi o siete davvero young e dopo averlo letto saltate anche voi sul primo treno di passaggio oppure, se siete già sulla strada degli adult (come la sottoscritta)

potrete fare un salto indietro nel tempo, ricordare la vostra gioventù, farvi trasportare dalla nostalgia, assaporare di nuovo il profumo delle gite scolastiche da ultimo anno di liceo … potremmo considerarlo come la versione per ragazzi dei libri di Kinsella.

Personaggio preferito? Il signor Fenton anche se riconosco la bravura dell’autrice nel farci innamorare di Sam prima di conoscerlo, solo attraverso il telefono. È un libro adatto a chi non ha mai aperto i propri orizzonti e nemmeno immagina le cose meravigliose che si sta perdendo restando sul divano di casa, “Per diciassette anni sono stata perfettamente felice nel mio piccolo angolo di Ohio […]  Pensavo di avere già trovato un posto dove ero convinta di poter essere davvero felice, per sempre, quindi perchè  cambiare? […] Adesso vedo tutto questo e capisco che non avrei mai potuto immaginare nulla di simile” o ancora “da quando penso alla mia dolce casa come a qualcosa di noioso? Che cosa mi sta succedendo?” Confessa Aubree.

Tutto sommato è un libro dolce, rilassante, divertente, adatto durante la fine delle vacanze e il rientro a lavoro/scuola. Tra una risata e l’altra non mancano messaggi importanti, momenti romantici, colpi di scena e anche qualche lacrima.

La frase che, secondo me, rispecchia di più questa grande avventura è “credo che dovrei provare un po’ più spesso a fare cose che mi spaventano”. Sembra un young adult scontato ma non lo è, anzi, il finale è davvero sorprendente con una chiusa così bella che, se avessi quindici anni, correrei a tatuarmela! E voi cosa aspettate a partire con Aubree?

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