A CARNEVALE OGNI SCHERZO VALE
26 gennaio 2019
di Raffaella Iannece Bonora
"A Carnevale ogni scherzo vale" quante volte abbiamo sentito ripetere questo modo di dire? Sin dall'infanzia quando, con questa scusa, i nostri compagni ci riempivano di coriandoli, stelle filanti e, purtroppo, uova marce. Ma da dove viene l'abitudine delle burle e delle maschere? Per i cristiani il Carnevale non è altro che l'ultimo giorno di festeggiamenti e ingordigia - da qui Martedì Grasso - prima della lunga quaresima, un periodo di digiuno per preparare anima e corpo alla morte, e risurrezione, di Cristo. Ma il Carnevale affonda le sue radici nell'antica Roma. All'epoca esistevano i Saturnali, feste dedicate al dio Saturno, durante le quali l'ordine cosmico veniva totalmente sovvertito, i poveri potevano travestirsi da ricchi e viceversa, ogni scherzo era ben accettato, via libera a bagordi, tutto ammesso in favore del caos, un caos che rappresentava la chiusura di un ciclo passato e il roseo avvenire. Quando il Cristianesimo prese piede in Europa, sostituendosi alle antiche religioni, assorbì molte feste pagane, trasformandole in cattoliche, e fu così che i saturnali divennero Carnevale. I primi cenni li ritroviamo nel Medioevo, la "fasnachat", festa della pazzia, che poi si tramutò in "carne - levare" riferendosi al fatto che, di li in poi, i cristiani non avrebbero più mangiato carne per quaranta giorni, addirittura in passato, le macellerie chiudevano i battenti per tutta la durata della quaresima tanto era sentito il culto. Durante il Carnevale, però, non ci si limita a divertirsi, mangiar e bere, l'aspetto più emblematico di questa folle festa resta la maschera. Perchè ci si maschera a Carnevale? Nell'antichità le maschere erano un orpello degli attori, la parola stessa deriva dall'arabo e significa "scherno", in Grecia, e poi nell'Impero Romano, le maschere teatrali sottolineavano la personalità e il carattere di un dato personaggio, il protagonista aveva delle fattezze, l'antagonista delle altre e così via, in modo tale che il pubblico, seduto a volte in alto, lontano dalla scena, potesse subito riconoscere i vari ruoli e comprendere più facilmente la vicenda. Queste maschere non hanno mai abbandonato il teatro anzi, sono tornate in maniera preponderante nel XVI secolo, con la Commedia dell'Arte, corrente artistica che ci ha regalato maschere importanti quali Pulcinella, Arlecchino, Balanzone, Brighella, Colombina, maschere che, dopo la morte della Commedia, hanno continuato a vivere finendo col diventare simboli carnevaleschi delle città italiane, a seconda del luogo di appartenenza, del carattere e del dialetto. Le maschere, ovviamente, si sono ampliate, abbellite, moltiplicate e, oggi, fanno parte di quella tradizione scherzosa abbracciata dal Carnevale. Pochi sanno che in un tempo lontano Carnevale aveva qualcosa in comune con la festa più discussa del calendario, Halloween. Infatti si credeva che, durante questa giornata di baldoria, gli spiriti dei morti si unissero ai vivi e, se si divertivano abbastanza, avrebbero regalato abbondanti raccolti. Il punto è, come potevano mescolarsi alla folla senza esser notati, questi fantasmi? Da qui la maschera, un volto mostruoso che avrebbe celato l'aspetto umano, in modo tale che i morti sarebbero passati inosservati e gli spiriti maligni sarebbero fuggiti spaventati. Al termine di questa folle giornata, però, bisognava ritornare all'ordine e, quindi, Carnevale subiva un duro processo e veniva messo al rogo, così il cerchio si chiudeva e si ritornava alla sobrietà.
Oggi il Carnevale è un business, fatto di feste costose in locali alla moda, abiti eleganti, maschere preziose, pranzi e cene a base di tutte le leccornie tipiche del periodo, e si è svuotato del suo significato cardine: un sano divertimento caotico prima del sacrificio. Questo accade perchè siamo abituati a vivere in un eterno Carnevale, dove si recita tutto l'anno, dove il povero si finge sempre nobile e viceversa, dove le maschere sono fatte di finti sorrisi, bisturi e photoshop. Il Carnevale non ha più senso, non è nè il primo nè l'ultimo giorno di bagordi, la quaresima passa inosservata fra una bistecca ai ferri e gnocchi col ragù, e, soprattutto, non si ha più fede nell'oscuro, nel misterioso, snaturando questa festa della sua connotazione mistica, della sua dimensione atemporale e astorica. Un tempo il Carnevale era uno spartiacque fra il vecchio e il nuovo, una sorta di Capodanno che divideva due cicli, oggi, come la maggior parte delle arcane feste, è solo un martedì come molti altri, fatto di vestiti luccicanti e bicchieri di troppo, come uno dei tanti banali sabato sera. Forse dovremmo fare un passo indietro per ritrovare quello spirito di meraviglia che l'uomo contemporaneo ha certamente perduto.
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News » CURIOSITA' | sabato 26 gennaio 2019
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