L’ORO BIANCO DEL DESERTO

13 ottobre 2019

di Giovanni Schiavo

In Medio Oriente lo hanno soprannominato oro bianco del deserto. Per le popolazioni locali, infatti, è un alimento primario utilizzato ormai dai secoli. Negli ultimi tempi, però, complici anche gli influencer che lo consumano,il latte di cammello (o di dromedario) sta cominciando a essere apprezzato anche nel resto del mondo. Nonostante non sia propriamente economico. Il recente interesse intorno a questo prodotto può essere sintetizzato così: benefici per la salute, sostenibilità ambientale. Da un lato, infatti, a livello nutrizionale il latte di cammello è più ricco, rispetto al suo omologo vaccino, di vitamine B e C, di ferro, calcio, magnesio e potassio. Cremoso, gustosamente salato, è meno grasso degli altri ed è adatto a persone con intolleranze e allergie.

Dall’altro lato, pur con un prezzo molto elevato – un litro di latte di cammello si aggira intorno ai 15 euro, ma può tranquillamente arrivare sui 30 – la sua produzione è più sostenibile rispetto a quella bovina. L’allevamento è più semplice e può essere praticato anche in condizioni climatiche difficili. L’habitat naturale di questo animale, del resto, è il deserto. E qui è in grado di sopravvivere, per lunghi periodi, senza acqua e senza cibo. Ecco spiegato, dunque, perché in tutto il mondo l’allevamento di cammelli per la produzione di latte sta crescendo sempre di più.

Nel vecchio continente, per esempio, a gennaio scorso sull’isola di Fuerteventura è nato il primo allevamento europeo, con la scusa di avere un prodotto certo a livello igienico per saggiare le risposte del mercato, visto che l’importazione sicura di latte crudo finora era appannaggio esclusivo di Dubai. Mentre a Glasgow, in Scozia, il Willow Tea Rooms nel maggio scorso ha cominciato a servire ai clienti cappuccino a base di latte di cammello, come parte di un’iniziativa a supporto delle donne keniote che commerciano questo latte e che lottano contro il cambiamento climatico nel nordest del Kenya.

La bevanda, ormai, spopola anche nel Nuovo continente. Un paio d’anni fa è stato eletto superfood tra gli hipster californiani.

E una grande pubblicità gliel’aveva fatta anche Kim Kardashian, che lo aveva inserito nella sua dieta da star.Il latte di cammello, però, se escludiamo i Paesi arabi oggi si produce soprattutto in Australia. Qui, dal 2014, cresce costantemente il numero di allevatori che ha fatto di questo animale l’industria agricola emergente. Ci sono caseifici che operano in quasi tutti i territori ed entro il 2021 la produzione dovrebbe registrare un significativo aumento. Dati del governo australiano alla mano, dal 2016 a oggi il Paese ha prodotto 130mila litri di latte in più all’anno, passando dai 50mila ai 180mila. Se si considera che ogni cammella produce in media circa 5 litri di latte al giorno, si può facilmente immaginare quanti esemplari siano quindi allevati.  E non è finita qui. I produttori australiani, infatti, puntano piuttosto in alto: stanno già esportando in Nuova Zelanda, in Papua Nuova Guinea e a Hong Kong. Ma sulla loro lista ci sono anche gli Stati Uniti e la Cina. Riusciranno a convincere anche noi?

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