TINTARELLA DI LUNA!
03 novembre 2018
di Raffaella Iannece Bonora
Al ritorno dalle vacanze il complimento più bello che un amico può farci è "ma come sei abbronzata!", ed è subito gioia! Non c'è emozione più grande che guardarsi allo specchio e rendersi conto che possiamo anche cestinare il fondotinta e la cipria, un po' di terra e via, perfette. Quel tono bronze ci ripaga di tutti i sacrifici estivi, estenuanti ore al sole nei momenti più caldi della giornata, la sensazione del fuoco sulla nostra epidermide, aver voglia solo di tuffarsi in acque gelide e invece cospargerci di olio che frittura di pesce scansati, miraggi da insolazione, momenti di panico sotto l'ombrellone del vicino pensando sia un igloo...ma è un'attimo che rieccoci sul lettino, a pancia in giù per scurirci il lato b. A sera, abrustolite al punto giusto, con i segni del grill addosso, siamo tutte doloranti e soddisfatte. Ma cosa ne avrebbero pensato le nostre bis bis bis nonne? Cosa avrebbero detto se avessero saputo che, non contente, le loro pronipoti, continuano a scurirsi in ritrovati tecnologici come lampade, anche durante l'inverno, per non sembrare ceree e smorte? Perchè diciamocelo l'estate è la stagione che, più delle altre, celebra la vita, la bella vita, il divertimento, la joie de vivre, come direbbero i francesi. E quindi ben vengano le creme autoabbronzanti o le docce solari, ben venga chiudersi nude in una bara elettrica o, data la temperatura, in una pentola a pressione e farsi arrostire per bene. I nostri avi inorridirebbero. Ore sotto al sole? Gabbie infuocate? Quale follia è mai questa? Se vivessimo nel 1700 saremmo tutti presi per misera plebaglia, fino al XIX secolo infatti la pelle abbronzata era prerogativa dei ceti più umili, contadini e manovali che svolgevano i loro duri lavori sotto il sole cocente, di conseguenza la tintarella era sinonimo di miseria. Al contrario, invece, il pallore del volto era sinonimo di nobiltà e benessere economico: chi era ricco, infatti, poteva permettersi di non lavorare e questo status sociale veniva ostentato dalla famosa “peau de lune” una carnagione bianca e diafana che spesso diventava una vera ossessione per le giovani donne dell'epoca. E le studiavano di tutte i colori per restar bianche, lunghi guanti, cappelli a tesa larga, ombrellini, sostanze chimiche sbiancanti... guai al raggio di sole che avesse osato sfiorare l'epidermide nobiliare, la ragazza avrebbe urlato come un vampiro a mezzogiorno! All'inizio del '900 studi medici dimostrarono però i vantaggi di una moderata esposizione solare (moderata, i tizzoni in spiaggia non sono contemplati) e fu Coco Chanel la prima a mostrare tutta fiera, dopo una vacanza in Costa Azzurra, la sua carnagione dorata. Fu subito tendenza, tutte le donne francesi iniziarono ad imitarla, la voglia di esporre sempre più pelle al sole fu il motivo che spinse gli stilisti a creare il bikini. Da quel momento in poi, grazie anche allo sviluppo economico e al turismo, la tintarella divenne sinonimo di benessere e di vita agiata, di bellezza e salute scatenando vere e proprie ossessioni. Oggi essere pallido non è più simbolo di di regalità ma, bensì, di malessere o sofferenza. Eppure il mito della tintarella ha preso piede e resiste solo in Occidente, dove il top resta l'abbronzatissima biondona ossigenata con due metri di gambe. In Oriente, invece, la pelle chiara è un vanto. In Giappone, memori delle antiche Geishe che si dipingevano il volto di bianco, ancora oggi donne e ragazzine proteggono la pelle con dei graziosi ombrelli da sole. Certo è che, di qualsiasi sfumatura voi siate, dal latte al cioccolato fondente, passando per tutte le nuances del giallo zafferano, del rosso pomodoro e del blu Na'Vi, l'importante è proteggersi. Ricordate di mettere sempre al primo posto la salute, il sole fa bene, certo, ma lunghe esposizioni possono causare danni irreparabili, del resto la vostra pelle è l'unico abito che vi accompagnerà per sempre, trattatela bene.
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News » GEOGRAFIA DI VIAGGIO | sabato 03 novembre 2018
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