MIGRANTI E RIFUGIATI: QUALI DIFFERENZE?
14 settembre 2017
di Vittorio Esperia
Lo sgombero del palazzo di via Curtatone, vicino alla stazione Termini di Roma, è da giorni sulle prime pagine dei quotidiani e delle testate on line. Un'attenzione mediatica dovuta sia agli episodi di violenza e agli scontri che hanno coinvolto forze dell'ordine e migranti (tra cui anche diversi rifugiati) durante le operazioni in piazza Indipendenza, sia per il botta e risposta della politica sulla vicenda - come quello tra la sindaca di Roma, Virginia Raggi, e la Regione Lazio - ma anche per la gestione dell'accoglienza di chi è stato sgomberato. E in tutto questo parlare, a volte, i due termini - 'rifugiato' e 'migrante' - sono stati utilizzati come sinonimi. Ma è così? Oppure c'è una differenza? "Nonostante stia diventando sempre più comune vedere i termini 'rifugiato' e 'migrante' usati in modo intercambiabile nei media e nei dibattiti pubblici, vi è tra i due una differenza fondamentale dal punto di vista legale. Confonderli - si legge sul sito dell'UNHCR - può avere conseguenze importanti per rifugiati e richiedenti asilo, così come generare fraintendimenti nel dibattito sull'asilo e la migrazione".
- Cosa contraddistingue i rifugiati?
"Con il termine rifugiato - spiega il sito dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati - ci si riferisce ad una precisa definizione legale e a specifiche misure di protezione stabilite dal diritto internazionale. I rifugiati sono persone che si trovano al di fuori del loro Paese di origine a causa di persecuzioni, conflitti, violenze o altre circostanze che minacciano l’ordine pubblico e che, di conseguenza, hanno bisogno di 'protezione internazionale'"."La loro situazione è spesso talmente rischiosa e intollerabile - si legge - che attraversano i confini nazionali in cerca di sicurezza nei Paesi limitrofi e diventano quindi internazionalmente riconosciuti come 'rifugiati', ossia come persone bisognose di assistenza da parte degli Stati, dell'UNHCR e delle organizzazione competenti".
Il loro riconoscimento è quindi precisamente definito in quanto "è troppo pericoloso per loro tornare a casa e hanno quindi bisogno di protezione altrove. Sono persone per le quali il rifiuto della domanda di asilo ha conseguenze potenzialmente mortali".
- Come sono protetti i rifugiati dal diritto internazionale?
"Il regime giuridico specifico che tutela i diritti dei rifugiati è denominato 'Protezione internazionale per i rifugiati'. Il fondamento alla base del bisogno di questo regime è che i rifugiati sono persone in una situazione specifica, che richiede misure di tutela supplementari, in quanto i richiedenti asilo e i rifugiati sono privi della protezione del loro Paese". L'articolo 14 della 'Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo' afferma il diritto di ciascun individuo di chiedere e beneficiare dell'asilo. Tuttavia, ricorda l'Agenzia Onu, "un contenuto chiaro alla nozione di asilo non era stato dato a livello internazionale fino all'adozione della convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati ['Convenzione di Ginevra'] e l'UNHCR fu incaricato di supervisionarne l’implementazione". La 'Convenzione di Ginevra' e il relativo Protocollo del 1967, "così come altri strumenti legali regionali, quali ad esempio la Convenzione del 1969 dell’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA) che disciplina gli aspetti specifici dei problemi dei rifugiati in Africa, costituiscono le fondamenta del moderno regime di protezione dei rifugiati. Stabiliscono una definizione universale di rifugiato ed enucleano i diritti e i doveri fondamentali dei rifugiati".
- Il principio di non-refoulement
Le norme contenute nella 'Convenzione di Ginevra' rimangono il principale standard internazionale con il quale si valuta qualsiasi misura di protezione e di trattamento dei rifugiati. La disposizione più importante - ovvero, il principio di non-refoulement (letteralmente, non respingimento) di cui all’Articolo 33 - è la colonna portante di questo sistema. Secondo tale principio, riporta il sito dell'Agenzia Onu, "i rifugiati non possono essere espulsi o rimpatriati verso situazioni dove la loro vita o la loro libertà potrebbero essere a rischio. Gli Stati hanno la responsabilità primaria di fornire questa protezione. L’UNHCR lavora a stretto contatto con i governi, fornendo consulenza e supporto laddove necessario, nell’implementare le loro responsabilità".
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