"il lutto" DI ENRICO CAZZANIGA, UN LIBRO COME TERAPIA
24 luglio 2017
di Roberto Dall'Acqua
Il lutto è un tema sfuggente, da sempre. Di questo argomento si occupano psicologi, medici, filosofi, guaritori, sciamani, persone comuni. Tutti in pratica, anche noi comuni cittadini, abbiamo un unguento, una pomata da spalmarci sul cuore per lenire il dolore. Il dottor Enrico Cazzaniga spiega a www.ilgiornaledelricordo.it cosa succede quando muore una persona e quali sono i meccanismi che s'instaurano tra coloro che rimangono e coloro che se ne vanno.
- Enrico come mai hai pensato di scrivere "il lutto". C'è un perché del minuscolo nel titolo?
Il libro ho pensato di scriverlo dopo più di vent'anni di lavoro con le persone in lutto. Raccoglie articoli e capitoli scritti in questi anni, rivisti e aggiornati, oltre a parti nuove a integrazione del testo. Il minuscolo del titolo è voluto per inserire simbolicamente il lutto all'interno della narrazione personale di chi lo vive, come il ponte tra un prima e un dopo, un ponte che inizialmente non c'è, ma va costruito. Si inserisce anche tra la fessura, il taglio, della copertina...
- Quanto ti arricchisce - professionalmente e umanamente - scrivere?
Scrivere è un'attività ambivalente per me. Da una parte mi serve per riflettere meglio relativamente alle idee e alle esperienze che cerco di descrivere, dall'altra, una volta scritto, il testo mi appare statico. Recupero leggendo. La lettura penso sia la finestra che permette di andare oltre il testo scritto, perché leggere non si risolve nel solo atto di constatare cosa l'autore ha fissato con le parole scritte, ma richiede una traduzione da parte del lettore per avere a disposizione ciò che il testo scritto può significare.
- Se dovessi presentarti a chi non ti conosce cosa diresti di te?
Enrico Cazzaniga, psicologo-psicoterapeuta.
- Parla dei tuoi libri? Quando scrivi sono più le emozioni che hai tu o quelle che dai a chi ti legge?
Quando scrivo, leggo e rileggo, ma non troppo. Trovo sempre qualcuno che rilegge e questo è di grande aiuto, perché si scrive per sé, ma, soprattutto, per gli altri. Scrivere è una proposta relazionale. Sono curioso poi di sapere cosa gli altri pensano e provano. Lascio passare un po' di tempo, rileggo e le parole mi sembrano 'altro' da me, come se non mi appartenessero più, sono lì. Spesso mi chiedo se davvero ho scritto io quel testo, a volte perché mi piace, altre no.
- Davvero - come dici nel libro - nutrire (e come si fa?) l'anima è un'attività saggia?
Secondo me sì: la citazione di Jung è in apertura. È un'apertura. Nutrire l'anima significa muoversi e aprirsi alle relazioni, al confronto, sempre "con l'orecchio di chi osserva e pensa".
- C'è un lutto più ostico e pervicace di altri?
Oggi sembrerebbe quello relativo alla perdita del figlio.
- Quanto è complicato e faticoso essere uomo oggi nel terzo millennio e nella società dei social media?
Domandina! Oggi le possibilità di comunicazione sono molto più accessibili di un tempo, ma, paradossalmente, sembrano, almeno per il momento, non scardinare l'individualismo massificato.
- www.ilgiornaledelricordo.it si occupa di memorie, di storia. Qual'è un bel ricordo (anche non professionale) di Enrico?
Ne ho diversi... girò la ruota e si ferma su... un buon ricordo di mio padre che mi ha insegnato poche cose, ma quelle buone...
- Progetti per il futuro di Enrico Cazzaniga?
Di scrittura un articolo su "I luoghi dello spazio: terapia come eterotropia", di corsa correre bene la maratona di Berlino e... altri ancora...
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News » INTERVISTE | lunedì 24 luglio 2017
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