I formidabili anni '70
24 giugno 2016
di Nicoletta Cerrani
Il grande passo avvenne nella primavera del 1970: prendere una casa in affitto a Milano e andare a vivere da sola, fuori dal nido familiare, fuori dal paese di provincia e dalla tranquillità del lago, per fiondarsi nei "pericoli della grande città"! La mia amica del cuore Luisa aveva visto in bacheca allo IULM l'annuncio di un appartamento di nuova costruzione in via Bellezza e già aveva individuato altre due ragazze di Varese, stufe come noi di fare le pendolari, con cui suddividere le spese. È così inizia l'avventura ..........sì, perché oltre all'università, alle lezioni da seguire, alle ore di studio per preparare gli esami, si aprono mille orizzonti nuovi, esperienze elettrizzanti, dibattiti politici, occupazioni, gruppi di studio, collettivi e la conoscenza di tanti ragazzi dentro e fuori l'università . Ecco Peter, l'irlandese dai rossi capelli amico di Anna,Cino, l'unico iscritto a una facoltà non umanistica, che aveva una gran chioma di capelli neri sulle spalle e veniva da Darfo, Crippa e Carota,Beppe e Angelo, compagni dell'istituto per il turismo, dove avevano avuto Franco Fortini come docente. La sera ci si ritrovava sempre per uscire, si andava nei locali sui Navigli, la vecchia Briosca, il 13, oppure in centro dal mitico Moriggi ( che esiste ancora!) e si chiacchierava di cinema, si discuteva di politica, si beveva vino e si fumava, quanto si fumava, confrontandosi sui grandi temi della vita. Ci piaceva anche parlare e ascoltare le storie di alcuni storici avventori di quei locali, tipi strani e un pò balordi, gente che era nata lì a porta Cicca, che viveva nelle case di ringhiera, che aveva qualche trascorso con quelli della mala o che semplicemente aveva la sua bottega di artigiano a pochi passi.Prima del proliferare di pub, ristoranti, paninerie, locali esotici e tavolini all'aperto, il quartiere era essenzialmente popolare e la vita notturna della zona era animata dai residenti, che si trovavano in quei locali a giocare a carte o a bocce, davanti a una bottiglia, l'oste della Briosca, cantava canzoni indietro di un secolo; il cabaret era animato da personaggi del quartiere, la cantina era diventata un ritrovo dei giovani del movimento studentesco: alla parete un manifesto di Mao-Tse-Tung che qualcuno aveva portato dalla Cina. Beppe, con le sue mitiche Gitanes papier maïs, era il più esistenziale del gruppo, mi ricordo le interminabili discussioni su come " unire furbescamente affetto e razionalità ". Naturalmente mi innamorai di lui, della serie " se non mi complico la vita, non sono contenta!", una storia tormentata, che mi ha però dato tantissimo, una persona, Beppe, che ho amato e stimato più di ogni altro, con cui anni dopo ho anche condiviso una casa ( ma entrambi avevamo altri fidanzati) e che è stato mio testimone di nozze. Alcune sere le passavamo in via Bellezza, un crocevia di gente, di amici che venivano a cena e che poi, tra incensi accesi e musica a palla, tiravano le due di notte, una volta però uno del gruppetto degli ex allievi di Franco Fortini, Angelo, con una testa di capelli ricci esagerata, portò la chitarra e iniziò a cantare....io e Luisa restammo stregate, lei molto più di me, tanto che poi se ne innamorò perdutamente, ancora mi vengono i brividi se ripenso a quella prima canzone, le Confessioni di un malandrino, da un testo del poeta russo Sergej Esenin,
"Mi piace che mi grandini sul viso
la fitta sassaiola dell'ingiuria,
l'agguanto solo per sentirmi vivo
al guscio della mia capigliatura."
La nostra vicina di casa, una signora che definivamo 'una borghese di mezza età' , non perdeva occasione per lamentarsi della musica accesa fino a tardi e per criticare quelle 'strimpellate' con la chitarra fatte dal nostro amico, che non potevano certo tenere il passo con il suono della chitarra del suo amico Franco Cerri, lui sì che era bravo! La gestione del proprio tempo e la condivisione, talvolta conflittuale, di spazi, interessi e stili di vita con le mie coinquiline e con il grande gruppo di amici, è stata una delle esperienze più formative di quegli anni. Non si poteva fare tutte le sere le tre di notte, la casa era un porto di mare...ma qualcuno doveva pur lavare i piatti e ripulire.....Gli orizzonti si erano ampliati, c'erano mille nuovi soggetti, il mondo dell'università e della politica dentro l'università, le manifestazioni, gli studenti in piazza accanto agli operai, gli slogan, i vari protagonisti della Milano di quegli anni, Capanna, Cafiero, i morti da Pinelli a Calabresi, da Zibecchi a Franceschi, la rabbia e la ribellione, la fantasia al potere e 'ce n'est qu'un debut' che sui muri dell'Università diventava il Kandebu, con la kappa. Anni dopo nel 1988 Capanna scriverà un libro sull'esperienza del Sessantotto e non resisto alla tentazione di rubargli il titolo per descrive il mio ricordo di quel periodo. " Formidabili quegli anni"!
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News » LUOGHI DELLA MEMORIA | venerdì 24 giugno 2016
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