OGNI RICCIO UN CAPRICCIO
18 ottobre 2018
di Raffaella Iannece Bonora
Dimmi come porti i capelli e ti dirò chi sei! Quant'è vera questa frase? I capelli, specialmente in una donna, sono il primo dettaglio che salta agli occhi. Che siano lunghi, corti, ricci, lisci, naturali o tinti di verde fluo, la nostra acconciatura comunica davvero tanto a chi ci sta di fronte. Sono lo specchio del nostro carattere, della nostra personalità e anche del nostro stile di vita. Nessuna parte del corpo si presta a tanti cambiamenti senza mai batter ciglio come i capelli. In passato le diverse acconciature servivano a differenziare le classi sociali di un popolo. Durante l'antichità si abbellivano le acconciature con polveri dorate e, al primo, temutissimo, capello bianco, giù con l'hennè! Gli egizi si radevano completamente il capo e indossavano parrucche, le ragazze greche e romane li intrecciavano con nastri e diademi, per i cinesi trascurare la propria chioma era sinonimo di malattia, in Giappone le geishe cambiavano pettinatura a seconda del grado raggiunto, una seduta dal parrucchiere era così costosa e faticosa che queste donne possedevano un particolare attrezzo di legno sul quale poggiavano il collo durante la notte.Nel corso dei secoli, a causa della fatica del prendersi cura dei propri capelli per via della mancanza di phon e piastre, si trovó un escamotage comodo ma costoso, parrucche per tutti! Si diffusero a macchia d'olio, più di peste e colera. Nessuna donna (e anche uomo) poteva sperare di inserirsi nella società mondana senza la giusta parrucca. I primi ad ingegnarsi furono gli italiani ma, velocemente, il gusto dello stivale superò le Alpi e la Manica. Incipriate e ricche di ricci, i francesi vi nascondevano boccette di profumo per stemperare il proprio olezzo. Durarono qualche secolo prima di essere, saggiamente, relegate ai musei, alle serate in maschera e alla drag queen. La rivoluzione francese sentenziò la fine della parrucca ghigliottinandola insieme alle teste coronate.
Il XX secolo si apre con lunghe chiome ondulate, grazie all'invenzione di Charles Nestle, parrucchiere tedesco al quale dobbiamo l'ondulazione. La prima permanente costò sei ore di posa e causò la bruciatura di tutti i capelli e del cuoio. Dopo la guerra le donne iniziarono a tagliare le lunghe chiome (forse temevano i bigodini elettrici di Nestle), rispecchiando la vita attiva e frenetica della "nuova donna americana". Negli anni '30 arriva il primo phon, pesavano circa un chilo e poteva friggerti se entrava in contatto con una goccia d'acqua, ma vuoi mettere la differenza con l'asciugatura al sole? Negli anni '60 arrivano Beatles, cosi diversi dal laccato Frank Sinatra e dal ciuffo ribelle di James Dean. La Monroe sfoggia una chioma corta e ossigenata, la Hepburn rifiuta di tingersi il suo nocciola naturale, il ciuffo di Elvis fa provincia! Gli hippies cambiano le carte in tavola, corti o lunghi, spettinati o afro, specchio della libertà di ideali e costumi. Negli anni '80 torna a spada tratta la permanente che trasforma ogni capigliatura in criniere leonine, i bigodini e il casco dal parrucchiere diventano un appuntamento fisso per incontrarsi con le amiche e ciarlare con un rotocalco in mano. Negli anni '90 tutto si fa grunge. Si lavavano i capelli solo per sporcarli subito dopo con creme e lozioni, insomma se la tua chioma era bella lucida e pulita non eri alla moda. È un tragico ritorno all'età della pietra, più eri sporco e trasandato più eri al passo coi tempi. Per fortuna è durato poco! Da vent'anni a questa parte si vive come se avessimo l'occhio del grande fratello puntato addosso, parola d'ordine: perfezione. Non ci si lascia andare mai, nemmeno quando siamo raffreddate, in pigiama, di fronte alla nostra serie tv preferita e fuori nevica. Le mode cambiano ogni mezz'ora, ma niente paura, con i tutorial siamo in una botte di ferro. Oggi, come per tutto, non esiste uno stile univoco, il degradè è andato molto forte, per un periodo si portava il rosso vino, le tinte pastello sono state sperimentate in ogni sfumatura, il 2018 è invece l'anno dei cioccolato. Più di ieri, per stravolgere la nostra testa, basta avere in tasca qualche euro(non proprio qualche) e un paio d'ore libere per andare dal parruchiere. Il parrucchiere. Quel mito che, con un movimento di forbici, è capace si farci tremare, che mescola i colori nella ciotola come un antico Michelangelo, che è il nostro confidente numero uno, ci conosce più di una mamma e spettegola con noi peggio dell'amica del cuore! Cosa faremmo, noi donne, senza il nostro parrucchiere di fiducia? Andremmo in giro sciatte e tristi. Andare dal parrucchiere è una vera cura di benessere, fisico e mentale. Lui ci ascolta, ci consiglia, ci coccola, ci offre il caffè, nei centri più importanti sono attrezzati a prendersi cura del cliente dal primo capello all'ultima unghia del piede. Un vero bagno di lusso, che, ovviamente, ha il suo costo. Amico si, ma di fronte allo specchio, meno dietro la cassa...ma com'è che si dice? Chi bella vuol apparire ;) Insomma, a prescindere da stili, tempi e mezzi, l'umanità non ha mai smesso di perdere la testa dietro le mode all'ultimo grido!
© RIPRODUZIONE RISERVATA copyright
www.ilgiornaledelricordo.it
News » MEMORIE DI MODA - Sede: Nazionale | giovedì 18 ottobre 2018