I piccoli sogni di Monsignor Franco Cecchin
26 aprile 2016
Avevo solo sei anni quando chiesi alla mia mamma che desideravo ricevere la prima Comunione. Mia mamma, dal momento che insistevo tanto, andò da Don Primo Mazzolari e gli riferì il mio proposito. Il sacerdote anticipatore del Concilio Vaticano II, che era parroco a Bozzolo della provincia di Mantova e nella diocesi di Cremona, però, diede a mia madre questa risposta: "Rosa, dì a Franco che se dono la prima Comunione a lui la devo dare a tutti!". Io non mi scoraggiai e tornai alla carica. Mi accompagnò da don Primo. Egli, vedendo la mia tenacia, mi disse: ”Se ti prepari bene, l’anno prossimo farai la prima Comunione”. Il 23 aprile 1950, a sette anni, ricevetti da don Primo la prima Comunione. Nell’istante in cui ricevevo Gesù eucaristico, mi sorse un grande sogno: “Voglio essere come don Primo!”. Non so se sono come il grande don Primo, ma nella gioia e nell’entusiasmo sono prete da più di 45 anni. Il piccolo sogno è diventato realtà, lodando Dio, i miei genitori, don Primo e tutti gli educatori. Parafrasando quello che, nel 1952, Mazzolari scrisse nel libro "Viaggio in Sicilia" in cui affermava che "La sete di giustizia dei siciliani, spesso, è vera arsura", è facile affermare che nutrivo una vera arsura di abbracciare Dio. Era il 23 aprile del 1950 quando coronavo il mio sogno.
Io sogno il giorno in cui nessuno avrà più paura di Dio, perché il Dio di Gesù non è un Dio crudele, sempre pronto a calcolare le colpe e a preparare la punizione, ma un Dio il cui Volto lascia trasparire la meravigliosa bellezza che solo l'amore può rivelare.Io sogno una religione che parli di amicizia, benevolenza, gratuità, di celebrazione festosa di tutta la creazione: una religione che non disprezzi niente della vita e non disperi di nessuno, ma sappia trovare anche nella persona più umiliata dalla colpa quel lembo di innocenza su cui veglia tutta la tenerezza del nostro Dio. Io sogno una fede che invece di essere la fredda adesione a un sistema di credenze religiose, sia l'esperienza calda di un incontro in cui ciò che conta anzitutto è un cuore che si senta abitato dall'amore del Dio di Gesù e che gioisca nel sentirsi amato. Io sogno che lo stupore di sentirsi amati faccia nascere un'immensa tenerezza per tutti gli esseri così da vedere in ogni volto il sacramento della presenza amica di Dio e da adorare Dio che vive, soffre, agisce, grida con gemiti inesprimibili nella profondità di ogni cuore. Io sogno una Chiesa umile, semplice, leggera, sciolta da esibizioni e preoccupazioni di ordine mondano; una Chiesa dove l'amicizia sia il valore più prezioso e la fraternità la nota pia trasparente; una Chiesa dove ciascuno, nonostante le sue esperienze sbagliate, si senta accolto da uno sguardo di benedizione che restituisca fiducia e dignità. Io sogno una Chiesa nel cui volto ci sia anche in trasparenza la Comunità Pastorale “Madonna del Rosario” perché nella valorizzazione delle singole Parrocchie sia sempre più disponibile ad essere “sale”, “luce” e “fermento” nel nostro territorio lecchese. Io sogno una Chiesa che, libera da ogni compromissione con il potere, abbia il coraggio di ribellarsi, di dire un no deciso di fronte a certe strade di vergogna e di bassezza, anche a costo di perdere qualche privilegio perché i valori di giustizia e di pace, soprattutto i diritti dei poveri, non vanno sacrificati a nessun calcolo che tradisca il Vangelo. Io sogno che la grande famiglia dei credenti conosca il dono delle lacrime: di pietà per ogni sofferenza, lacrime di purificazione per ogni colpa, lacrime di stupore per ogni dono che venga da un cuore amico. E perché non sognare un pianto dolcissimo, quasi un battesimo delle lacrime, quando, come creature rivestite di miracolo e di grazia, ci sarà dato di essere accolti nella casa del Padre da un abbraccio che, dopo aver sciolto ogni tristezza, ci farà gustare uno stupore inesprimibile al di là di ogni possibile attesa?
Mons. Franco Cecchin, Prevosto e Decano di Lecco,
Lecco, 23 Aprile 2016
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News » PERSONAGGI | martedì 26 aprile 2016
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