LA MIA INFANZIA CON JERRY LEWIS

24 settembre 2017

di Nicole Leblanc

Io ho passato in Italia gli anni delle elementari, ed è per colpa soprattutto della Rai se mi sono innamorata del cinema. I pomeriggi della domenica, piovosi, passati a vedere le commedie con Doris Day, Cary Grant, Rock Hudson. "Operazione sottoveste", visto e rivisto decine di volte, con l'immagine epica e un po' felliniana dei reggiseni taglia quinta galleggianti sull'oceano. "Il visone sulla pelle", dal quale imparai cos'è un'orticaria. Tutti i film di Hitchcock, il gelo delle sue bionde, l'ambiguità e il terrore nella profondità degli occhi di Anthony Perkins, uno degli uomini più belli siano mai esistiti. La sfrontatezza della mascella di Robert Redford, nell'immaginazione di Pollack, a metà tra Hemingway e Karen Blixen.

Il volto sornione di Paul Newman mentre dialoga con la Taylor nella meravigliosa opera di Richard Brooks, un regista enorme, quasi mai annoverato tra gli enormi. Tutta la più bella fantascienza degli anni 50, L'invasione degli ultracorpi, che non mi fece dormire per giorni. La Rai era, negli anni 80, una risorsa, un pozzo dal quale attingere cinema, sempre. Imparai ad amare fortissimamente Vittorio De Sica, emblema, per me, del signore italiano, così come me lo immagino, così come era il mio bisononno, che per poco conobbi. E in mezzo a tutta questa bulimia c'era Jerry Lewis. Lui è, per me, la mia infanzia in Italia, i miei pomeriggi a ridere mentre faceva il postino con la spalla spiovente, l'infermiere alle prese con una dentiera staccata nutrito con una 'farinata soda soda', il commesso imbranato di un grande magazzino che tenta di infilare un piede 40 in una scarpa 36. Jerry Lewis mi ha, così come Hitchcock, portato ad amare la settima arte. Ha preso per mano una bambina quale ero, e l'ha inserita nel mondo dell'immaginazione, del sogno. Io i film con Jerry Lewis non li vedo dagli anni ottanta. Ho paura di rovinare il ricordo attraverso la delusione del presente, di questa acida persona insopportabile ed esigente che sono diventata. E insomma, poi mi sono trasferita in Svizzera e la Rai con tutto il suo cinema mi è mancata tanto. Però ero spacciata, mi ero già innamorata perdutamente del cinema. Grazie Jerry (e grazie Rai).

 

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