Memoria della nascita di Emilio Palma
18 aprile 2016
di A. K.
È come un richiamo primordiale il pianto di Emilio. Ha attorno scienziati, biologi e geologi, che lo guardano come si fa con un miracolo, atteso con trepidazione, consapevoli di quello che è successo. La magia della sua nascita risveglia torpori e istinti antichi, di scoperta e avventura, che quel piccolo nato tra i ghiacci argentini nemmeno immagina. Nel luogo più freddo della terra si è ricreato il focolare più antico del mondo, la famiglia. Una madre e un padre, che studiano i ghiacci dell’Antartide, fanno nascere lì il loro piccolo Emilio, che di ghiacci non si intenderà da grande, ma che lì, nel territorio più inospitale del mondo per gli uomini, è nato. A Base Esperanza ora sono in 51, ricercatori, studiosi e lui. L’aurora di ghiaccio ha accompagnato il suo pianto, che mai su quei ghiacci era stato udito. Solo dodici anni più tardi se ne sentirà un altro, quello del fratello di Emilio, anche lui figlio del ghiaccio.
Telefonate dall’Argentina, quella calda: si congratulano in famiglia, funzionari e politici. Non è da tutti essere il primo a nascere nel continente più a sud del mondo. Al di là della gioia per il figlio, la madre Angela è tranquilla: il governo la aiuterà economicamente nei mesi futuri proprio grazie al suo primato. Del desiderio di espandersi fino a territori impossibili da popolare, dell’avidità di false conquiste, delle inutili corse alle colonie, non sa niente Emilio, che adesso riposa nella sua culla; in pochi in effetti lo sapranno, che lui è stato il primo a nascere lì, ma poco conta. Tornerà con i figli, come fanno molti di quelli che se ne vanno dalla propria terra, anche se per lui di terra non si può parlare. Parlerà loro di dove è venuto alla luce, nel freddo glaciale, mostrerà l’immenso e bianco paesaggio. Si accorgerà dell’insensatezza dell’aver fatto partorire lì una madre, ma non gli importerà. Intanto un’intera squadra di medici è lì per lui, per assicurarsi che tutto vada per il meglio. Non se lo sarebbero mai aspettato di trovarsi in una situazione del genere, dicono le infermiere, ma poco conta. Un viaggio è pur sempre un viaggio, e una nascita è pur sempre un bell’evento, anche se fuori la morte attende con mani di ghiaccio. Fa caldo però nella base di ricerca, e nessuno sembra preoccuparsi più né di basalti né andesiti; l’arrivo del piccolo, anche se atteso e studiato, ha stregato un po’ tutti, bloccati di propria scelta in quell’inferno ghiacciato. Emilio è il primo cittadino di un’Argentina di ghiaccio, ben lontana da quella vera. Una bugia, una messinscena politica, ma poco conta a confronto con il grande evento. Angela ora lo tiene in braccio, accanto il padre, estasiato. Potrebbero trovarsi a casa loro o dall’altra parte ancora del mondo, nulla cambierebbe. L’incantesimo non può essere spezzato. E lì, per un due persone, è nato il paradiso, loro figlio. Emilio Palma è il primo uomo a nascere nel continente dell’Antartide, nella base argentina Esperanza.
Per molti quel luogo fu l’inferno. Ma Emilio sa sempre che nel più profondo sud sta la sua casa. Come una vecchia, strana leggenda.
News » PERSONAGGI | lunedì 18 aprile 2016
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