LA BELLEZZA, DEMONE E SOGNO DELL'UOMO
01 novembre 2016
di Anna Isabella Sanna
Oggi, come nell’antichità, si cerca quella assoluta. La bellezza è sogno ed incubo di ogni essere umano, tutti vogliono essere belli e tutti farebbero di tutto per raggiungere l’effimera, ma tanto agognata, bellezza assoluta. Si parla di canoni estetici e di chirurgia plastica nel XXI sec. come se solo noi, oggi, fossimo gli inseguitori dell’avvenenza ad ogni costo, ma non è così. Cambiano le mode, cambiano le tecniche, ma èda sempre che si lotta per raggiungere la beltà, per mantenere la propria gioventù, in una continua ed estenuante lotta contro il tempo. Ciò che è mutato, nel corso dei millenni, non è la vitale importanza del bello o il desiderio di raggiungere la perfezione, ma i canoni estetici. Chi, sfogliando un vecchio libro di storia dell’arte, non si è imbattuto nella foto della statuetta della Venere Primitiva? Fianchi, seno e ventre rigonfi, volto appena accennato, bassa e con qualche chilo di troppo, rappresentava l’ideale femminile per l’uomo delle caverne, un’ideale molto distante da quello odierno, un modello che contemplava l’importanza della fertilità femminile per la sopravvivenza della specie. È nella cultura egizia che nasce l’amore per la cura del proprio aspetto. Uomini e donne facevano lunghi impacchi a base di fanghi per ammorbidire la pelle, nasceva in quegli anni il padre dell’odierno make-up, un trucco che doveva evidenziare ciò che per gli egiziani era più sensuale: gli occhi, le vene delle tempie e i seni ed è proprio in questa civiltà nasce l’amore per figure snelle dai lineamenti ben disegnati. L’importanza dei fanghi per migliorare l’aspetto della pelle era ben noto anche nel partenopeo, l’epidermide è il primo strato che viene in contatto con l’esterno e avere una pelle bianca, serica, priva di qualsivoglia macchia o inestetismo, è vitale. Testimonianze storiche ci sono date dalla presenza di terme lungo tutto il territorio italiano, si parte dalle antiche romane dove gli imperatori amavano rilassarsi, alle terme stabbiane del IV sec. a.C. , aperte a uomini e donne, dotate di palestre per mantenere in allenamento il corpo. In epoca greca nasce, infatti, l’importanza di avere un corpo statuario, perfetto, raggiungibile solo mediante precisi esercizi ginnici. Prende piede anche il gusto dell’estetica maschile, con i corpi asciutti e i muscoli in tensione, simbolo di forza e virilità. Se la donna accentua ventre piatto e seni sodi, l’uomo mostra pettorali, bicipiti e quadricipiti, pronti alla lotta e alla gara sportiva. In oriente poi, precisamente in Giappone, i canoni di bellezza si differenziano ancora di più, grazie ad una cultura, ad uno stile di vita e a delle abitudini lontane dalle nostre. In Giappone esiste un ideale di bellezza chiamato “bihaku ??”, che significa, per sommi capi, “bellezza del bianco”, lì il candore della pelle è stato sempre associato a nobiltà, purezza, eleganza, al contrario delle carnagioni scure che ricordano il basso ceto, dalla pelle ambrata a causa dei lavori svolti all’aperto. Sin dal 710 le donne giapponesi facevano uso di prodotti per la cura della pelle, come crusca di riso e polvere di perle macinate, e applicavano cipria bianca per ottenere l’effetto pallore. È in Giappone che ritroviamo la figura della “geisha”, massimo esponente dell’ideale di bellezza orientale, una donna/opera d’arte, dove tutto, dalla lunghezza dell’abito alla pettinatura, dal colore dell’obi all’intensità del trucco, dalla bravura nella danza alle capacità di versare il tè, sono calcolate affinché ella possa risultare perfetta. Il volto doveva essere bianco latte, le sopracciglia venivano ridisegnate spesse e nere, le labbra erano piccole e rosso acceso, i denti venivano anneriti per rimarcare il candore della pelle, la nuca non veniva ricoperta da questa pasta bianca e i gomiti erano ritenuti molto sensuali, di solito l’intero fisico era fasciato da ampi e colorati kimoni, il corpo snello quasi spariva sotto i ricami importanti della seta. In occidente il fascino di un volto e la sensualità del corpo passano in secondo piano durante il medioevo, quando la dirompente bellezza fisica viene castigata a favore della dolcezza, sostituita ben presto dalle forme provocanti, dall’armonia piena, matura e maliziosa del barocco. Insomma, la storia si lascia dietro di sé un fil rouge di canoni estetici diversi, alle volte opposti, e guide atte al raggiungimento dell’ideale del tempo o del luogo in cui ci troviamo (pensiamo all’etnia Kayan e alle loro donne giraffa o le donne Mursidell’Etiopia, alle quali viene applicato un “piattello” alle labbra e alle orecchie). Bagni di latte d’asina per Cleopatra, terme in acque curative per i principi pompeiani, ginnastica mirata per gli uomini greci, creme a base di escrementi d’usignolo per le geishe, scollature prorompenti e stretti bustini per le dame barocche e, infine, make-up miracoloso trasmesso 24h su 24 dalla televisione, interventi di chirurgia plastica alle volte eccessivi, fisici scolpiti, tonici, sottili, seni prosperosi, messi in risalto da vestiti succinti, per la donna che persegue l’ideale di bellezza oggi. Dalla figura sottile di Audrey Hepburn, alla sensualità procace di Sophia Loren, dal dirompente fascino di Alain Delon al carisma di Jean-Paul Belmondo, chi non vorrebbe essere bello?
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News » RIFLESSIONI DI VITA | martedì 01 novembre 2016
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