UNA DROGA CHIAMATA AMORE
01 giugno 2017
di Carolina Polo
L'amore, secondo alcuni studi, sarebbe una droga. Similarmente alle sostanze stupefacenti che inducono all'euforia, ai pensieri fissi su cose o persone, alle ricadute e all'astinenza, l'amore produrrebbe esattamente gli stessi sintomi. Il team della Oxford University Center for Neuroethics, ha pubblicato sulla rivista scientifica 'Philosophy, Psychiatry & Psychology' uno studio che analizza proprio questo fenomeno. Secondo questo studio, le relazioni intense, o percepite come tali dagli individui, mostrano sintomatologie affini all'assunzione di sostanze che alterano la percezione dei sensi, proprio come le droghe naturali o sintetiche. La produzione di questi effetti sarebbe da ricondurre a scansioni cerebrali prodotte dai centri di ricompensa del cervello.
Lo studio, condotto da Brian Earp e il team di psichiatri, ha somministrato casi di studio tra il 1956 e il 2016, nel quale si possono individuare due differenti tipologie di dipendenza da amore. Le persone che si sentono disperatamente sole, senza una relazione, e cercano di sostituire immediatamente un ex partner, potrebbero avere quella che si definisce una forma 'stretta' di dipendenza dall'amore. Lottano per ignorare la forte voglia di essere vicini all'oggetto delle loro attenzioni, trascorrerebbero insieme tutto il tempo e sviluppano pensieri e comportamenti ossessivi. "Le droghe inondano il cervello di dopamina, causando un segnale di ricompensa insolitamente forte che spinge una persona a prenderne ancora", spiega Earp, "alcune esperienze di amore producono un segnale di ricompensa forte, che spinge una persona a perseguire questa sensazione". La seconda tipologia di "amore-droga" viene definito "ampio"; in quest'ultimo i desideri sono forsi, ma pur sempre controllabili. Diversa la visione di Lucy Brown, neuroscienziato dell'Einstein College of Medicine di New York, una delle prime ricercatrici a suggerire il concetto di amore come dipendenza. La dipendenza naturale si è evoluta milioni di anni fa come meccanismo di sopravvivenza per incoraggiare il legame tra i membri di una coppia. Esiste una terapia? Alcune evidenze suggeriscono l'esistenza di network cerebrali 'anti-amore', che aiuterebbero a diventare meno attaccati alle persone che abbiamo sentito vicine. Agire su questi punti potrebbe accelerare la capacità di smettere di pensare a qualcuno. Ma come? A voi il compito di dominare i sensi e agire per rendere la vita un po' più serena, per sè stessi e per chi ci sta intorno!
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News » SALUTE E BENESSERE | giovedì 01 giugno 2017
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