IL MIO AMORE POLIAMOROSO

12 giugno 2018

di Ilaria Cerioli

Non sono mai stata fedele, finendo per vivere ogni relazione “non ufficiale” col peso dell’inestinguibile senso di colpa. Però in cuor mio mi sentivo – ahimé – anche solidamente monogama. E l’essere innamorata del mio compagno non equivaleva a castrarmi della possibilità di aspirare, sempre e comunque, alle “farfalle nello stomaco”. Dunque, per anni ho saltellato da un uomo all’altro; come una ranocchia sulle foglie di ninfea, spezzando cuori o facendomelo spezzare. Senza pietà. Come se cercassi, in tutte quelle relazioni, la sintesi degli uomini che avevo amato. Ma poiché non è possibile aspirare alla perfezione, la delusione alla fine era sempre in agguato dietro l’angolo.
Poi un giorno ho incontrato lui: un uomo straordinariamente sensuale, affascinante; ma purtroppo già impegnato. Con una moglie, con una compagna? No, con differenti persone che sapevano tutte le une delle altre. Insomma, con diverse polirelazioni. L’attrazione tra noi è stata forte, fin da subito; e la sua pratica dell’amore, così trasversale ed eccentrica, inutile dire come finisse per renderlo decisamente coinvolgente. Allo stesso modo, credo sia superfluo accennare alla difficoltà che quella situazione, con il principe azzurro abituato a baciare, oltre che Biancaneve, anche molte principesse ed erodi della Disney, mi provocava. Era il destino cinico e baro, che mi puniva colla più classica delle leggi del contrappasso: a me, che non avevo mai brillato per fedeltà, mi veniva assegnato un uomo che non solo non nascondeva la pluralità delle sue relazioni, ma le gestiva tutte in contemporanea; con grande impegno e ammirevole dedizione, dispensando amore e attenzioni a tutte e a tutti. Alla mia perplessità del resto lui stesso vi aveva risposto, ricordandomi come, se avesse tenuto segreta l’esistenza di questo o quel partner, si sarebbe sentito in colpa. Non posso costringere nel recinto del “peccato” i sentimenti di chi mi ama, mi disse. Era cioè una sorta di imperativo etico – se solo Kant sapesse…, chissà cosa penserebbe dell’uso disinvolto delle sue parole – il vivere le emozioni senza filtri o ipocrisie.
Non nascondo le perplessità da me avute, ma alla fine ho accettato di mettermi in gioco. Non è stata una passeggiata. Figurarsi! Già è complicata la coesistenza con in compagno (per tacere delle relazioni clandestine), figuratevi quando si ha a che fare con un uomo che ha il letto “plurifrequentato”. Occorre cambiare radicalmente il proprio modo di pensare, non facendosi trascinare sul fondo dalla sopravvivenza di schemi usuali. Non è facile. Come raccontare a genitori e zie che Lui non parteciperà al pranzo di Natale perché in vacanza con l’altro/a? Come non curarsi degli sguardi stupidi o biasimevoli che s’incrociano quando si decide di uscire a passeggio in tre? Come soffocare poi quella streghetta verde che risponde al nome di Gelosia? Non è facile, ve lo assicuro. Perché allora accettare di vivere una relazione non monogama? Forse perché facendolo si sente di partecipare di un universo “altro”, profondamente intriso di moralità e di senso di responsabilità; dove tutto, perché ci si impone di non nascondere nulla, viene vissuto con naturalezza alla luce del sole. Unico vero problema? Specie per una persona profondamente disorganizzata quale io sono? Che occorre impratichirsi con google calendar, dal momento che occorre gestire una mole pressoché infinita di impegni e calibrando con equanimità ogni decisione. Però le soddisfazioni ci sono, e ho imparato ad amare profondamente i/le partner del mio partner; in loro ho spesso trovando alleate/i e amiche/i. Aggiungiamoci poi il senso della comunità ritrovata, dal momento che tutto ciò impone di mettersi costantemente in gioco e in discussione (anche grazie ai momenti di condivisione organizzati dal Gruppo Poliamore). Stiamo cercando di cambiare il mondo? No, semplicemente di renderlo più umano; e pieno pieno di amore!

 

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