"AVETRANA" NON ESCE IN TV

30 ottobre 2024

Bloccata l'uscita della serie tv “Avetrana- Qui non è Hollywood”. La casa di produzione si oppone.

Il ricorso presentato dal comune di Avetrana è stato accolto dal tribunale di Taranto e dunque la mini serie "Avetrana - Qui non è Hollywood" sul delitto di Sarah Scazzi non andrà in onda. Lo rendono noto la casa di produzione Groenlandia e Disney, che avrebbe dovuto trasmettere la serie dal 25 ottobre sulla sua piattaforma streaming. Diretta dal regista Pippo Mezzapesa, che ne ha scritto anche la sceneggiatura insieme ad Antonella W. Gaeta, Davide Serino, Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, Avetrana - Qui non è Hollywood è prodotta da Matteo Rovere e racconta in 4 episodi da 60 minuti, ognuno con il punto di vista di uno dei protagonisti della storia (Sarah, Sabrina, Michele e Cosima), uno dei casi di cronaca nera italiana più noti degli ultimi anni.

La decisione di sospendere la messa in onda della serie è stata annunciata ieri dal giudice Antonio Attanasio, che ha accolto il ricorso presentato dal comune di Avetrana nei giorni scorsi da un pool difensivo composto dai legali Fabio Saponaro, Stefano Bardaro e Luca Bardaro. Il pool difensivo ha evidenziato che risulta "indispensabile visionare la serie in anteprima per appurare se l'associazione del nome della città susciti una portata diffamatoria rappresentandola quale comunità ignorante, retrograda, omertosa, eventualmente dedita alla commissione di crimini efferati di tale portata, contrariamente alla realtà". Ma la casa di produzione Groenlandia e la Disney non ci stanno e annunciano: ci opporremo al ricorso. «Non concordiamo col Tribunale». «Il blocco preventivo della serie, ancora inedita, appare come una grave lesione di quel principio di libertà di espressione chiaramente tutelato anche a livello costituzionale e che deve essere garantito al racconto audiovisivo italiano. Guardate le nostre serie, giudicatele, ma non chiedetegli di non esistere solo perché raccontano la realtà" afferma Chiara Sbarigia, presidente dell'Associazione Produttori Audiovisivi. «Obbligare le opere audiovisive a non fare riferimenti alla cronaca e alla realtà è un pericoloso precedente. I titoli basati su fatti realmente accaduti sono una costante della storia del cinema, indipendentemente dalle opinioni del pubblico o dei protagonisti sui fatti trattati, se si mantiene il rispetto verso le comunità coinvolte: esplorare la realtà aiuta a esercitare il senso critico dello spettatore. La libertà di espressione nel nostro paese è garantita dalla Costituzione, e la comunità dei produttori non vuole svegliarsi in un mondo dove questa libertà non è più agibile» sottolinea Benedetto Habib, presidente dell'Unione Produttori di Anica. Il tribunale ha fissato un'udienza di comparizione al 5 novembre.

di Paola Bonacina

foto ufficio stampa

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